«Che cos’è il bene, che cos’è il male? Dire sempre scusate, grazie, per favore?»…
L’Oreste novecentesco riscritto da Jean Paul Sartre trasforma in esistenziale e “psicologico” l’interrogativo dell’anti-eroe eschileo, il che fare? che traghetta il protagonista dall’eredità alla scelta.
La dimensione familiare da millenni, attraversando le epoche, è stata spesso fulcro di questioni esistenziali, ideale e naturale campione di analisi per le questioni generazionali. L’idea di famiglia, di genitori, di figli è ancora terreno di discussione ideologica, sociale, nell’ossessione che abbiamo di definirne le dinamiche, di sancirne la norma. Il bene e il male.
All’universo della famiglia è dedicato il testo di Magdalena Barile, che ne affronta il fallimento inserendo la negazione già nel titolo: Senza famiglia, portato in scena al Teatro Biblioteca Quarticciolo dalla compagnia Il Mulino di Amleto, con la regia di Marco Lorenzi. Racconta di «equivoci e disastri» consumati nell’intimo della famiglia, di quanto «i sogni dei padri e delle madri cadano come macigni sulle teste dei figli» – si legge sulle note di drammaturgia. La compagnia, che con il primo studio di messinscena arrivò tra i finalisti del Premio Scenario 2017, da anni porta in giro lo spettacolo che, anche in questa tappa di periferia romana, nella vivace stagione del TBQ – semanticamente accordata nel titolo Come a casa tua –, ha ricevuto un bel riscontro di pubblico.
Si smette mai di essere figli? Qui no. Persino dopo la morte, un’anziana madre-nonna morta (Angelo Maria Tronca), torna in vita per portare a termine la sua missione “educativa” sulla figlia svampita (Barbara Mazzi), con nostalgia rivoluzionaria della sua gioventù sessantottina. Da questa paradossale situazione esplodono i diversi livelli: il fallimento della trasmissione di valori tra genitori e figli, la forza opprimente delle aspettative di una madre, un marito parassita (Francesco Gargiulo) sposato per inerzia, la frustrazione di giovani arrabbiati e confusi (Christian Di Filippo e Agnese Mercati); tutti temi affrontati dalla compagnia in chiave brillante, a momenti addirittura frivola, sottolineando anche prossemicamente la dimensione monologante dei singoli personaggi, che parlano di loro e tra loro sempre schierati, isolati spesso da luci strette, quasi mai guardandosi l’un l’altro, mettendo in mostra fino all’eccesso goffaggini, fragilità, inadeguatezze. Ma la tragedia è dietro l’angolo, e accade, quasi all’improvviso. L’azione precipita al punto che mentre la comicità smaschera il dolore, questo tarda a farsi sentire: in platea qualcuno ancora ride mentre l’“educazione” della madre-risorta si trasforma in cinica violenza, quando il gioco si trasforma in gioco al massacro. È interessante questo confine non immediatamente percepito – che cos’è il bene, che cos’è il male?
Tanti applausi per l’affiatata compagnia.
Senza famiglia
Di Magdalena Barile
Regia Marco Lorenzi
Con Christian Di Filippo, Francesco Gargiulo, Barbara Mazzi, Alba Maria Porto/Agnese Mercati, Angelo Tronca
Light designer Eleonora Diana
Manifesto Daniele Catalli
Distribuzione A.M.A. Factory
Organizzazione Milica Trojanovic
Ufficio stampa Raffaella Ilari
Uno spettacolo di Il mulino di Amleto (2019)