MASSIMO POPOLIZIO-UNO SGUARDO DAL PONTE-di A.Miller-© Yasuko Kageyama

Uno sguardo dal ponte: il dramma americano in scena a Roma

Dopo Furore e Popolizio legge Belli, Massimo Popolizio torna per questa stagione al Teatro Argentina di Roma, dal 14 Marzo al 2 Aprile, con Uno Sguardo dal Ponte di Arthur Miller, una produzione Compagnia Umberto Orsini, Teatro di Roma-Teatro Nazionale, Emilia Romagna Teatro Fondazione.

Eddie Carbone, figlio di immigrati italiani in America, lavora al porto di New York, nei pressi del ponte di Brooklyn, ed è geloso di sua nipote Caterina, che ha deciso di sposare il cugino Rodolfo. Una gelosia cieca e incestuosa che porterà Eddie a diffamare e denunciare il suo “rivale”, fino a rimanere solo e morire. La storia è narrata a posteriori dall’avvocato Alfieri, interpretato da Michele Nani. Ad interpretare Eddie è lo stesso Popolizio, impeccabile nel ruolo del portuale di Red Hook; al suo fianco Valentina Sperlì nel ruolo di sua moglie Beatrice. Portata al successo in parte anche dall’omonimo film del 1962 di Sidney Lumet, la pièce di Miller è qui presentata in una scenografia – a cura di Marco Rossi – giocata sui toni del grigio e del nero, dal mobilio ai costumi dei personaggi, che evocano il freddo ferro battuto dei grandi ponti statunitensi, emblemi di gran parte dell’immaginario americano del secolo scorso. Le luci si alternano tra calde e fredde: se le prime evidenziano lo svolgersi dell’azione, le seconde subentrano nei momenti in cui Alfieri racconta, mentre i personaggi rimangono immobili in tableaux vivant che ricordano Strano Interludio di E. O’Neill. Altro protagonista è il porto, sostegno e orizzonte di esistenza di Eddie e dei tanti emigrati dell’epoca: ed è proprio sulle figure dei portuali in penombra che si apre lo spettacolo.

Molto interessante è l’uso della musica che alterna canzoni italiane e americane tipiche degli anni ’40, in alcuni momenti come sottofondo sonoro e in altri come musica diegetica ascoltata dai giradischi in scena. Numerosi inoltre i riferimenti al cinema hollywoodiano, all’epoca nel pieno della sua magnificenza, come il soprannome Greta Garbo che Eddie dà provocatoriamente a sua nipote, alludendo al fatto che ogni ragazza americana, all’epoca, sogna di diventare attrice.

Il protagonista si barcamena tra l’italiano e la lingua della sua terra d’origine, la Sicilia, dove né lui, né i nipoti di sua moglie, Marco e Rodolfo, vogliono tornare: l’ossessivo timore per l’Ufficio Immigrazioni, che ha il potere di infrangere tutti i loro sogni e le loro ambizioni, aleggia minaccioso per tutto lo spettacolo, fino al tragico finale, in cui gli ispettori in divisa nazista, chiamati dallo stesso Eddie, irrompono sulla scena determinando il destino dei protagonisti.

«Eddie Carbone non avrebbe mai sospettato di avere un destino diverso».


Uno Sguardo dal Ponte

Di Arthur Miller
Traduzione di Masolino D’Amico
Regia di Massimo Popolizio
Scene di Marco Rossi
Costumi di Gianluca Sbicca
Luci di Gianni Pollini
Suono di Alessandro Saviozzi
con Massimo Popolizio, Valentina Sperlì, Michele Nani, Raffaele Esposito, Lorenzo Grilli, Gaja Masciale, Felice Montervino, Marco Mavaracchio, Gabriele Brunelli
Produzione Compagnia Umberto Orsini, Teatro di Roma-Teatro Nazionale, Emilia Romagna Teatro Fondazione

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