Nella cornice del Teatro Belli di Antonio Salines, nel cuore del Rione Trastevere a Roma, va in scena W.A.M-ironia della morte dal 18 al 23 Aprile, di Carlo Picchiotti, con la regia di Claudio Boccaccini,interpretato da Patrizio Pucello (Paciullo) e dalla soprano Olimpia Pagni.
È il 1791, l’anno in cui Mozart compone Il flauto magico (Die Zauberflöte), che andrà in scena per la prima volta nello stesso anno a Vienna.
Ed è proprio nella capitale austriaca, sede dell’aristocrazia per la quale Wolfgang Amadeus si esibiva, che il protagonista riunisce, in quello stesso anno, il suo pubblico per un’ultima serata: quella in cui annuncia la sua morte imminente ufficialmente per malattia, ma anche e soprattutto a causa della solitudine, dell’incomprensione e della mancanza d’amore. Quello interpretato da Patrizio Pucello è un Mozart che ripercorre per il pubblico in sala i momenti e gli episodi più interessanti della sua vita: l’infanzia di bambino prodigio, il nome di battesimo modificato, le lettere coprolaliche alla cugina, i viaggi in Italia, l’incontro con la famiglia Weber e di conseguenza con sua moglie Constanze, il rapporto con il librettista Da Ponte e così via, in un monologo che cala lo spettatore nella società dell’epoca, offrendogli «l’ironia della sua morte». Come in una biografia animata si viene a conoscenza dei fatti salienti della vita di uno dei più importanti musicisti di sempre in un viaggio scorrevole e coinvolgente.
Appena il sipario si apre, sulla scena c’è la soprano Olimpia Pagni, che intona il Laudate Dominum in abito scarlatto, rosso come le luci di scena, la poltrona e la marsina settecentesca posata su di essa. Amadeus (anzi, Amadè) entra sul palco poco dopo, in punta di piedi, anche lui nei toni del rosso dei vestiti e del bianco della biacca e della parrucca, gli stessi colori della bandiera austriaca. Le musiche più famose del compositore accompagnano la narrazione, come il Rondò alla turca, la Sinfonia n. 40, il Concerto per pianoforte n. 21 (Elvira Madigan), l’aria della Regina della Notte tratta da Il flauto magico, alcune delle quali interpretate dalla Pagni. Completano la scenografia due cornici, non riempite da quadri bensì da specchi, che nella deissi della vicenda diventano all’occorrenza anche foto raffiguranti Constanze. E saranno lo specchio in cui Amadeus si riflette alla fine della pièce.
Pucello impersona il genio della musica classica con ironia, umanizzandolo, come sfogliando un libro di memorie, e facendo riflettere sugli aspetti meno conosciuti della sua personalità, quelli che nella Vienna settecentesca non furono colti. Gli spettatori sono coinvolti come un personaggio unico cui il protagonista si rivolge lungo l’intera serata, interpretando la platea degli aristocratici del tempo: principi, duchi e damigelle sono alcuni dei personaggi presenti in quel pubblico a metà tra fantasia e realtà. Mozart è consapevole, in questo spettacolo, del successo che avrà 200 anni dopo, sa anche che gli verranno dedicati strade, ponti e perfino un tipo di cioccolatino. Ma lui non vuole quel successo postumo che non potrà vedere e vivere. Lui vuole conquistare l’amore e le emozioni del pubblico dei suoi tempi, quel pubblico che circoscrive ciò che prova alle sole categorie di “bello-brutto-divertente”, senza approfondire i sentimenti che una sinfonia può suscitare. «Il 1700 sarà ricordato per Kant, Rousseau, Voltaire, non per le ciprie», confessaagli astanti. Riferisce anche che Da Ponte gli disse «Beaumarchais li ha terrorizzati, tu li divertirai». Ed egli è rammaricato proprio di come i suoi contemporanei si siano solo divertiti ma non abbiano compreso ciò che con le sue note intendeva trasmettere, ciò di cui voleva avvertirli. Come lo stesso Amadeus dice, la musica non è quella che ti impongono, è quella che ti viene da dentro.
«La spensieratezza sarà il timbro indelebile della mia musica»
W.A.M-ironia della morte
di Carlo Picchiotti
con Patrizio Pucello (Paciullo) e Olimpia Pagni
regia Claudio Boccaccini
costumi Antonella Balsamo
disegno luci Claudio Boccaccini
tecnico luci e fonica Andrea Goracci
grafica Giorgia Guarnieri