The Brides International

The Brides International – Il sesso necessario

di Carotta di Casoli

A seguito dell’enorme successo riscontrato oltremanica durante il London International Mime Festival 2023, molte erano le aspettative nutrite verso lo spettacolo The Brides International, tornato a Siena, dopo il debutto al Teatro dei Rozzi nel 2017, per la prima del 14 aprile 2023 presso il Teatro dei Rinnovati, in Piazza del Campo. Lo spettacolo si apre con la schiusa di otto bozzoli incastonati nel pavimento, contenenti otto spose di diverse etnie all’interno di una stanza del Palazzo della Sopravvivenza. Le donne, guidate da una figura vestita di nero, la sposa della morte, attraversano le quattro stagioni della vita giocando con ogni emozione e come nella più citata tradizione beckettiana, aspettano un uomo destinato a non arrivare.

Le otto candide mogli agiscono tutte allo stesso modo, in successione, mentre l’altra si muove con autonomia ed è interpretata da François Testory; un uomo, che dirigendo i movimenti delle spose, lascia trasparire una gerarchia di ruoli tra il proprio personaggio e il gruppo, un diretto rimando al legame subordinato tra società e figura femminile. Le donne alternano momenti di gioco a coreografie patetiche, utilizzando barchette di carta, veli in tulle e cornici in legno alludono alla genitalità, si scatenano sulle note di Elvis Presley e degli Abba, sorridono, piangono, intonano canti latini di lotta e mimano la morte.

Non mancano neanche momenti di comicità triviale quando messe in fila sperimentano l’eros, attirando l’attenzione anche del pubblico più disinteressato. Sorge spontaneo domandarsi perché si ha ancora così bisogno del sesso per ridere e perché ancora il sesso, se “gestito” da donne, è marchio di qualità per un prodotto che voglia definirsi femminista. Eppure, il femminismo è andato molto oltre la mera rivendicazione di una sessualità libera e disinibita. Se si pensa alle lotte transfemministe e alle istanze di Itziar Ziga (Diventare cagna, D Editore) si coglie immediatamente la potenza del moto di riappropriazione della femminilità più sporca come elemento di disturbo in una società borghese fondata sul mito della famiglia cristiana, che concepisce l’evoluzione femminile solo nel passaggio da donna pudica a madre accudente; ma quello di The Brides International non è un messaggio di emancipazione attraverso la pratica del sesso o l’esibizione cagnesca, non è politica, si sa solo quello che non è.

Al di là dell’inconsistenza del tempo, c’è un fortissimo vuoto narrativo nel susseguirsi della trama, che non viene colmato neanche dalle bellissime fotografie di Glass e lascia le spettatrici e gli spettatori in un’espressione di grande perplessità, soprattutto ascoltando la moltitudine d’intenti che volevano essere trasmessi nel progetto durante l’incontro con il pubblico, la quale forse si è tradotta in una frammentata messa in scena divertente ed esteticamente curata. L’uso della contaminazione, seppure appaia sulla carta una meravigliosa idea di condivisione dell’esperienza teatrale (la coproduzione Glass Ensemble con Topi Dalmata ha dichiarato di aver aperto il progetto a persone che si identificano come donne durante la tournée internazionale), non trova spazio all’interno dello spettacolo, che anzi, risulta essere un po’ troppo bianco nonostante l’international del titolo. Anche l’affronto alla norma binaria del genere, con François Testory in crinolina, più che uno schiaffo al patriarcato, sembra una minuziosa opera di sartoria che però non significaall’interno della pièce, se non in chiave puramente estetica.

The Brides International

Regia David Glass.
con Silvia Bruni, Alessandra Fantoni, Margherita Fusi, Yuko Kawamoto, Korina Kokkali, Kate Kraay, Briony O’Callaghan, Simona Parravicini, François Testory
Produzione Compagnia Topi Dalmata, David Glass Ensemble

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