Il 20 e il 21 aprile, giorno del Natale di Roma, al Teatro Sant’Afra di Brescia va in scena l’adattamento del Libro IV dell’Eneide di Virgilio a opera di Roberto Palazzo e Alessandro Chiaf. La messa in scena chiude la XV edizione del festival di Commedia dell’Arte dal titolo L’Isola delle Utopie, in collaborazione con il Centro Universitario Teatrale “La Stanza.
Il Didone ed Enea messo su con la collaborazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore è uno spettacolo di scenografia verbale. Come ai tempi di Shakespeare, dei paesaggi impossibili non viene neanche tentata una ripresentazione naturalistica; si evocano bensì attraverso il racconto. Spicca per efficacia la scena del naufragio, resa semplicemente con il perturbarsi del corpo dei marinai e il remare forsennato con travi di legno, che rappresenta lo sbarco della truppa troiana nelle terre di Cartagine. Pochi ma significativi, dunque, gli oggetti di scena disseminati sul palco, che l’incantesimo attoriale trasforma ora in remo di nave, ora in trave di sepolcro. La potenzialità immaginativa si mette a frutto della povertà scenografica e i mondi si costruiscono con la parola, in un susseguirsi dinamico e armonioso che, fra le altre cose, mantiene l’attenzione alta e impedisce la passività del pubblico, composto in parte da studenti liceali. Il ritmo è sostenuto e i personaggi spiccano per esuberanza, a parte alcune porzioni di testo più determinanti, come le interazioni finali tra l’eroe troiano Enea e la regina cartaginese Didone.
Lo spettacolo racconta il contrasto tra il dolce scivolare degli dèi verso le proprie pulsioni e il quasi sempre, ma non sempre, inutile tentativo degli esseri umani di tenersi aggrappati con le unghie alle proprie virtù. Enea, il cui importante destino è di giungere nel Lazio per fondare Roma, e Didone, regina di grande saggezza e resa con fermezza d’animo, cadono vittime delle frecce di Cupido. La vicenda si risolverà con la terribile morte della regina cartaginese, che cadrà lanciando maledizioni, tragica vittima degli scherzi nefasti degli dèi, e la partenza di Enea, riuscito a rimanere fedele al proprio impulso originario. Le divinità, in preda alle follie dei propri animi, costituiscono nell’immaginario latino non un ponte verso l’altitudine, ma un’espressione ancor più forsennata della forza di gravità delle passioni umane, di cui costituiscono le iperboli.
Seduti in sala ci si trova davanti un registro oggettuale e costumistico brillante e privo di rigide demarcazioni: Nettuno esce da sinistra in pinne e maschera da sub, e Giove in giacca e cravatta suona il violoncello con un fulmine dipinto sul petto. Gli abiti sono tendenzialmente contemporanei, anche se per coglierne l’essenza è più produttivo non inquadrarli in regimi temporali specifici: sono per lo più funzionali alla situazione. Tra gli oggetti spicca la presenza di strumenti musicali, suonati da più personaggi in momenti diversi, sia per commentare che per intrattenere: una chitarra elettrica, piccoli strumenti a corda, triangoli percussivi. Quello musicale, disseminato per tutta la durata, è un elemento che gioca un ruolo d’importanza nell’economia dell’allestimento. La compagnia degli attori, grazie alla consulenza musicale di Beatrice Sberna, ha composto una melodia vocale sulle prime parole del testo virgiliano, motivo che ritorna nel corso dello spettacolo.
La messa in scena di Didone ed Enea è attiva nella cornice del progetto laboratoriale “Fabulae Inversae”, il quale, dal 2014 e sotto la supervisione del professore Massimo Rivoltella, permette agli studenti bresciani di cimentarsi in testi teatrali di matrice classica.
DIDONE ED ENEA
Con Francesco Albertini, Eliana Bigatti, Diletta Bozzetti, Andrea Daelli, Chiara Fontana Pegorer, Giorgia Giaccioni, Eleonora Joanna, Ilaria Marini, Damiano Mariotti, Vittorio Massussi, Luca Muschio, Antonio Palazzo, Renato Olivari Tinti, Alessandro Rampini.
Regia Antonio Palazzo, Alessandro Chiaf.
Costumi La Bottega del Cencio.
Consulenza musicale Beatrice Sberna, Francesco Regazzoli.