Nello spazio scenico del Teatro Basilica – dal 5 al 7 maggio – Mariangela Gualtieri, al contempo ospite e padrona della scena, inaugura il ciclo “CONGIUZIONI, primo movimento – piccolo progetto di ricognizioni delle arti sceniche contemporanee“ a cura di Fabio Biondi, con il suo spettacolo Cattura del soffio.
La voce della poetessa, apripista di questa feconda composizione artistica, si erge vittoriosa nell’universo della poesia italiana contemporanea facendosi corpo in questa “congiunzione” drammaturgica che ripone la sua essenza nell’oralità del teatro.
Un manifesto artistico – che da scrittura d’ispirazione diviene scrittura d’occasione – che nasce tra le quinte teatrali è il recital di poesie che Mariangela Gualtieri riconsegna allo spettatore in questo progetto: una ri-congiunzione tra scritto e orale che può funzionare se dal silenzio del presente, in cui lo spettatore è quotidianamente immerso, avviene uno scambio attento negli intrecci narrativi tra parola e teatro. Fare dunque dell’interpretazione poetica – nata da un’urgenza interiore di colmare i vuoti di un’esistenza che sfugge al richiamo della definizione – una cerimonia di vita. Ingranaggio che agisce nel teatro come bilancia fra ascolto e realizzazione delle idee sprigionandosi in un unico atto.
Cattura del soffio è un rito sonoro. Un rito – collettivo – che si attiva quando la parola viene pronunciata con estrema attenzione, abbandonandosi al suono, rifuggendo l’abituale uso impoverito offerto dalla strabordante informazione nel quotidiano; questa ritualità poetica funziona nel momento in cui si crede fortemente nella parola rigenerata dal significato che contiene.
Un percorso autonomo sul lavoro della parola che per essere tracciato non necessita di particolari espedienti: Gualtieri si serve del proprio corpo e di un microfono al centro della scena che permette che il suono della voce invada gli spazi richiamando immagini, oggetti, sensazioni che l’uomo riconosce e sente. Al centro della scena, l’autrice-poetessa alterna a pause riflessive che danno respiro alla performance, un flusso dinamico di parole, sempre ben calibrate, dal quale la stessa Gualtieri si lascia attraversare.
Cattura del soffio si offre come elogio all’esistenza in tutte le sue disparate forme, dall’inanimato, passando per l’astratto, fino all’invisibile, in una forma di riappacificazione con la natura delle cose che, spesso, sfugge offuscata dalla bramosia del potere che non custodisce l’eleganza dell’essere e dell’esserci, ma si nutre di situazioni transitorie che sfioriscono l’anima.
In questo scambio tra platea e scena, la poetessa è traghettatrice di bellezza, incarnando con energia la funzione di memoria e consapevolezza, messa nero su bianco, portando in scena un percorso narrativo che accompagna alla riflessione sull’importanza della gratitudine come motore interno dell’umanità. Una scrittura che rinomina le cose, illuminandone la loro funzione.
Un canto di ringraziamento chiude la performance, rielaborando una connessione tra la vita, la morte e ciò che sta nel mezzo: una poesia che «è inesauribile, e si confonde con la somma delle creature e che non arriverà mai all’ultimo verso e cambia secondo gli uomini».
Cattura del soffio
rito sonoro di e con Mariangela Gualtieri
con la guida di Cesare Ronconi
cura Lorella Barlaam
produzione Teatro Valdoca