La stagione 2022/23 del Teatro dell’Opera di Roma porta in scena, nella splendida cornice del Teatro Costanzi, dal 2 al 9 Maggio, La Fille Mal Gardée, storica coreografia portata al successo dalla versione di Sir Frederick Ashton, la più nota, e ripresa da Jean-Cristophe Lesage, con musiche di Ferdinand Hérold e John Lanchbery, interpretata dalle principali étoiles e dal corpo di ballo del Teatro dell’Opera.
Francia,1789. Proprio nei giorni in cui la Rivoluzione infervora la cittadinanza, il coreografo Jean Dauberval idea la prima versione dell’altrettanto rivoluzionario balletto La Fille Mal Gardée, considerato il più antico del repertorio classico e probabilmente anche tra i più innovativi per temi, figure e ambientazione.
Londra, 1960. Un altro grandissimo coreografo, Sir Frederick Ashton, tra i più importanti nel panorama del balletto del XX secolo – insieme a John Cranko e Kenneth McMillan -, riprende la coreografia nata quasi due secoli prima, rendendola un classico del repertorio del Royal Ballet di Londra. Ed è proprio questa la versione più rappresentata al giorno d’oggi, portata in scena da Jean-Cristophe Lesage a Roma. La coreografia si caratterizza fin dalle origini per l’ironia e per i temi fortemente vicini alla Rivoluzione Francese, alla fratellanza e alla vita in campagna. Forte, nei tanti momenti di vere e proprie gag, è la presenza della mimica, uno dei pochi ma importanti elementi tramandati direttamente dall’antica versione di Dauberval a quella moderna di Ashton, e mantenuti anche nelle versioni attuali tra cui questa di Lesage.
Non è la prima volta che La Fille Mal Gardée viene rappresentata all’ Opera di Roma: va ricordata in particolare la versione del 1928 con protagonista Anna Pavlova, la grande ballerina dei Ballets Russes, con coreografia di Petipa.In questa versione, nella serata del 4 Maggio, l’étoile Rebecca Bianchi – in scena con Alessio Rezza nel ruolo del co-protagonista Colas – porta in scena una Lise dolce, e allo stesso tempo decisa, con forte precisione tecnica e al contempo grande consapevolezza attoriale, necessaria in particolare nelle scene con spiccata componente mimica. Alterna movimenti caratterizzati dalla dolcezza di una ragazza innamorata, ad altri energici nelle scene di allegria corale. Non mancano le espressioni deliziosamente impertinenti nei momenti in cui inganna la madre Simone, strappando un sorriso allo spettatore.
La messa in scena si apre con un fondale dipinto, a tema ovviamente campestre, che lascia scoperto solo il proscenio. Appena questo si solleva, rivela il luogo della prima scena del primo atto, l’aia. Seguiranno nella seconda la campagna e nel secondo atto l’interno della casa di Lise, composto da un salone e un soppalco praticabile. Le scenografie sono quelle della versione tradizionale del Royal Ballet, così come i costumi.
Lo spettatore è subito immerso negli ambienti della campagna, dove a sorpresa ballano alcune galline: è la prima volta nella storia del balletto che gli animali sono personaggi veri e propri. Lo spettatore conosce Lise, la protagonista, dopo pochi minuti dall’inizio dello spettacolo, vedendola uscire dalla sua abitazione – un praticabile posto sul fondo del palco -, in un ingresso in scena simile a quello di Giselle (1841). La musica si presenta subito allegra e festosa: ed è proprio l’idea della festa, della convivialità, della nuova vita lontana dalla severità dell’Ancien Régime a caratterizzare l’impianto de La Fille Mal Gardée.
Lise è giovane, allegra, innamorata di Colas, un ragazzo di campagna come lei, malgrado sua madre Simone – da tradizione personaggio en travesti, qui interpretato da Giuseppe Dedalo – sia contraria alla loro unione: quest’ultima sogna invece di vedere sua figlia sposata con Alain, personaggio che fa il suo ingresso nel primo atto, e che si presenta subito come quel borghese sciocco che andava contro i nuovi ideali della Rivoluzione, e che viene deriso dagli amici e dalle amiche dei protagonisti.
Le coreografie sono caratterizzate, rispetto ad altri balletti di repertorio, dalle numerose danze di gruppo, dai tanti balli in circolo e folklorici, accompagnati da elementi tipici delle feste contadine come l’albero della cuccagna ornato di nastri colorati, che si mischiano però a momenti romantici e più intimi, in cui la musica si fa più soave.
Lise e Colas sono protagonisti della storia, ma si mischiano spesso ai loro amici nelle coreografie di gruppo, integrandosi senza primeggiare. Il nastro è un oggetto fortemente ricorrente anche nei passi a due dei protagonisti: Ashton fa “giocare” spesso con gli oggetti i personaggi delle sue coreografie, basti pensare al famoso pas de deux con la scopa, invece che con un partner, nella sua Cenerentola del 1948. Non manca però anche lo stile tradizionale: nella seconda scena del primo atto, Rebecca Bianchi e Alessio Rezza eseguono un classico Grand Pas de Deux dallo schema accademico. Ma lo schema accademico è abbandonato invece nel Pas de deux conclusivo del balletto, alla fine del secondo atto, in cui le due variazioni dei ballerini confluiscono nelle coreografie di gruppo dei contadini e contadine.
Simone e Alaine sono probabilmente i personaggi più comici di questo balletto: la prima è la madre severa, affezionata a sua figlia, ma che è contraria ai suoi sentimenti per Colas – da ricordare in particolare le gag del secondo atto fra Lise e sua madre –, ed è qui interpretata da Giuseppe Dedalo, che si barcamena tra momenti di carattere fortemente attoriale e altri di spiccata capacità ballettistica, come nella danza degli zoccoli del primo atto.
Il secondo (Walter Maimone) è un giovane di buona famiglia, sciocco e sprovveduto, accompagnato perennemente dal padre – che si occupa di tutti i suoi affari –, che, a differenza del suo rivale in amore, si spaventa riparandosi subito sotto il suo ombrello. Da ricordare la scena conclusiva del primo atto in cui, Maimonesi ritrova sospeso in aria, trascinato via col suo ombrello dal vento, oltre alle diverse scene in cui esegue passi di danza fintamente goffi, con i piedi che finiscono spesso en dedans, per caratterizzare il personaggio dello sciocco.
Il trionfo finale della storia d’amore dei due protagonisti è un’ode al nuovo che prende il posto del vecchio, alla genuinità della vita di campagna che conquista tutti, alla sconfitta amorosa del borghese sciocco. Ed è anche la vittoria della felicità più pura, legata alla terra, alla campagna, allo stare tutti insieme. Un allegro ballo in circolo a cui partecipano tutti e al centro del quale i due giovani protagonisti vengono sollevati in trionfo conclude la rappresentazione. Poco prima che il sipario cali però, dopo che tutti sono usciti di scena danzando, Alain torna di soppiatto sul palco: vuole ribellarsi al finale della storia? Vuole riconquistare la bella Lise? No! Ha soltanto dimenticato il suo ombrello.
La Fille Mal Gardée
DIRETTORE Philip Ellis MUSICHE Ferdinand Hérold (riprese da John Lanchbery) COREOGRAFIA Frederick Ashton RIPRESA DA Jean-Christophe Lesage SCENE E COSTUMI Osbert Lancaster LISE Rebecca Bianchi 2, 3, 4 (ore 20.00), 6 (ore 20.00), 9 maggio Federica Maine 4(ore 11.00) maggio Susanna Salvi 6 (ore 15.00), 7 maggio COLAS Alessio Rezza 2, 4 (ore 20.00), 9 maggio Daniil Simkin 3, 6 (ore 20.00) maggio Simone Agrò 4 (ore 11.00) maggio Michele Satriano 6 (ore 15.00), 7 maggio LA VEDOVA SIMONE Giuseppe Depalo 2,3,4 (ore 20.00), 6 (ore 20.00) Andrea Forza 4 (ore 11.00), 9 maggio Michael Morrone 6 (ore 15.00), 7 maggio ORCHESTRA, ÉTOILES, PRIMI BALLERINI, SOLISTI E CORPO DI BALLO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA Allestimento Bayerische Staatsoper, Monaco