Il tango delle Capinere © rosellina garbo

Il tango delle capinere, il ballo della memoria di Emma Dante

So che un amore
può diventare bianco
come quando si vede un’alba
che si credeva perduta.
Alda Merini

La canzone che riecheggia nel Teatro Argentina durante lo spettacolo di Emma Dante, in scena dal 2 al 14 maggio, è per l’appunto il Tango delle capinere, cantata da Nilla Pizzi e composta da Cesare Bixio nel 1928, che dà il titolo allo spettacolo.

Sono passate le venti, e le maschere si affaccendano tra le file di poltrone per assicurarsi che gli spettatori spengano il cellulare, «niente foto o video per favore». Poi lo spettacolo inizia, lasciando tutti nel buio e nel silenzio.

Sul palco, per lo più vuoto, si intravedono la sagoma di un baule, e una figura umana che gli si avvicina. Lo apre e ne estrae degli oggetti che immediatamente scarta, fino a mettere le mani su un cavo elettrico, che collega, col sorriso, accendendo così le luci sulla scena: un firmamento di piccole lampadine, come stelle luminose in una notte senza luna.

In scena Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco, due attori storici della compagnia della regista palermitana dai tempi di Carnezzeria e mPalermu, che resi anziani e ingobbiti da ingombranti maschere di gomma, si abbracciano, lasciandosi andare a tenere effusioni.

A loro è affidato il racconto di una vita, il nastro di una lunga storia d’amore che riavvolgeranno insieme, soffermandosi su alcuni momenti centrali: il matrimonio, il primo incontro, il primo figlio, i primi litigi. La musica fa il suo ingresso in scena a pieno volume, E se domani di Mina, Lontano lontano di Tenco, Il ballo del Mattone della Pavone. La coppia si anima, si libera dell’ingombrante corazza della vecchiaia e si esibisce in balli sfrenati e acrobatici, infine si libera anche degli abiti, restando in mutande e sottoveste. Tornano così a quella prima gita al mare, all’attesa per quella giornata piena di dolci promesse, dove Lui aveva incontrato Lei per la prima volta.

A ogni canzone corrisponde un preciso frammento di vita, intimo e personale, che viene rievocato prima dalle note, e poi e dagli oggetti che Lui e Lei pescano apparentemente a caso dal baule, lo scrigno dove hanno raccolto e custodito il suono e il ricordo della loro convivenza: un velo da sposa, palloncini colorati, un telecomando, flaconi di pillole… Luigi Tenco, Mina, Gianni Morandi…

Un’altra monetina cade nella fessura del jukebox dei ricordi, un altro disco viene poggiato sul piatto e Il Tango delle capinere cantato da Nilla Pizzi sprofonda i personaggi in quel lontano e favoloso Capodanno in balera in cui, ubriachi e in abiti scintillanti, Lui si era dichiarato a Lei.

La lingua, essenziale, accesa da inflessioni e locuzioni dialettali, fa da contrappunto alla partitura gestuale, vivificata dalle azioni dirompenti e passionali della coppia, che dà tutta sé stessa per rappresentare una travolgente storia d’amore. Non mancano trovate umoristiche, passaggi scanzonati e ironici, che divertono il pubblico.

Infine, con l’ultimo ricordo, il buio e il silenzio si impadroniscono della sala. Lei prende in braccio Lui, apparentemente addormentato, e lo depone delicatamente vicino al suo baule. L’attrice, circondata dagli oggetti accumulati in una vita insieme, a questo punto è sola con i suoi ricordi, e accanto a loro, così, anche lei si accascia.

Il tango delle Capinere © rosellina garbo
Il tango delle Capinere © rosellina garbo

Il tango delle capinere

di Emma Dante
regia Emma Dante
con Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco

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