Il 6 maggio presso il Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma, nell’ambito di Orbita stagione di danza 2023, sono andati in scena Songs e Borders di Michael Getman e B-Or Der di Masoumeh Jalalieh.
Ad aprire la serata è la prima nazionale dello spettacolo di Michael Getman che si propone come il risultato di una ricerca su identità e comunità vicine, quali Musulmani sunniti, arabi cristiani, drusi siriani, beduini, circassi, maroniti aramei, ebrei ashkenaziti e sefardita nei territori della Galilea, Dito della Galilea, Valle di Hula e le alture del Golan. Questi territori sono occupati da continui conflitti che scoraggiano la comunicazione interpersonale e la fiducia nell’altro. Michael Getman tenta di mettere in contatto queste autenticità, cercando con le performer di individuare similarità e possibili canali di comunicazione. La preghiera diviene atto capace di superare i limiti culturali pur mantenendo i tratti peculiari di quella data comunità come costumi e danze.
Le interpreti, Neveen, Rab’a, Ronny, Nira e Marina, che lavorano con Getman, questa volta, non sono professioniste, ma donne che raccontano le proprie vicende dopo un lungo lavoro di elaborazione personale e con il gruppo –sono loro stesse a svelarcelo nell’incontro post spettacolo con il pubblico.
La messa in scena è documentaristica e parte da una ricerca etnografica e musicologica tradotta in un semplice spartito di movimenti evocativi di uno stato, sentimento o racconto. La composizione musicale di Dániel Péter Biró, in collaborazione con i membri di un ensemble vocale professionale (The Neue Vocalsolisten) e musicisti delle comunità locali, restituisce i suoni degli spazi sacri del Medio Oriente contestualizzando l’azione.
Il palcoscenico si presenta spoglio, solo un tavolo, attorno al quale ci sono cinque sedie. È il luogo ideale, finalmente, di confronto fra le diverse culture rappresentate dalle performer. L’accavallarsi delle voci durante le discussioni restituisce il senso della difficoltà ad ascoltare e a farsi ascoltare.
Inoltre, in scena, vi è un pupazzo, sembra, in fili di ferro, dalle sembianze antropomorfe, che manovrato a turno dalle performer prende parte ai riti e balli di gruppo.
Per quanto gli intenti di questo progetto siano interessanti, portando all’attenzione degli spettatori europei una tematica estremamente delicata e con cui difficilmente entra in contatto, si ha una messa in scena che comunica a fatica con lo spettatore. Quella di Getman rimane comunque una ricerca affascinante e di grande valore, così come è lodevole lo sforzo di Orbita di portare nella sua stagione una performance/ricerca fuori dagli schemi.
Anche il secondo assolo B-Or Der di Masoumeh Jalalieh pone al centro dell’attenzione il tema del confine. Masoumeh Jalalieh, coreografa, danzatrice e artista nata a Teheran, è nascosta da un tessuto chiaro che grazie a luci e ombre sembra avere proprietà scultoree.
L’assolo, afferma la performer, si ispira alle parole della celebre scrittrice Maya Angelou, attivista per i diritti civili ed esponente della cultura afroamericana: «Il canto di un uccello è piacevole all’orecchio umano ma, allo stesso tempo, è segno della prigionia dell’uccello».
Il tessuto che imprigiona la danzatrice è la sua pelle, un limite, ma anche un confine che protegge e fa sentire l’individuo a proprio agio. È la voglia delle donne iraniane di liberarsi e di occupare una chiara posizione nel mondo, immagine ancora più forte se si pensa alle attuali proteste che agitano l’Iran.
Questo breve assolo, per le sue forme, non può che ricordare allo spettatore colto il celebre lavoro di Marta Graham Lamentation (1930).
La danzatrice nascosta dal telo a primo impatto sembra essere una pietra nel deserto, ma quando mosso dall’energia vitale del corpo, il telo inizia a cambiare forma e allora nuove immagini si proiettano nella mente dello spettatore. È un corpo morbido e delicato che si può cogliere grazie a un contro luce che ci mostra in trasparenza la sua silhouette. Le impercettibili e naturali metamorfosi sono accompagnate dalla voce della performer preregistrata che crea un ambiente sonoro calmo e avvolgente.
L’assolo si conclude con una lunghissima sequenza in cui Masoumeh Jalalieh, scoprendo pian piano la testa fuori dal tessuto, gira su sé stessa tenendo salda l’attenzione del pubblico questa volta ipnotizzato.
SONGS & BORDERS – Michael Getman
Coreografie Michael Getman
Assistente coreografica e dramaturg Yael Venezia
Ricerca Dániel Péter Biró
Cantante Neue Vocalsolisten
Costumi Renee van Ginkel
Pupazzi e scenografie Ma’ayan Tsameret
Oggetti scenici Ayelet Adiv
Produzione Mia Chaplin
Organizzazione Zachi Choen
Web design & Video editing Idan Herson
Comunicazione Internazionale Katherina Vasiliadis
Supportato da Clore Center for the Performing Arts (IL); The Pais Lottery Foundation (IL); The Ministry of Sport and culture in Israel; The Choreographers Association (IL); Zygota Productions (IL); Goethe Institut (IL, DE)
In collaborazione Neue Vocalsolisten (DE)
B-OR DER – Masoumeh Jalalieh
Coreografia Masoumeh Jalalieh Ricerca sul movimento Soolmaz Shoaie/Zahra Roostami, Masoumeh Jalalieh Musiche Payman Abdali Drammaturgia Ines Minten In collaborazione con STUK Leuven, SPAM! & Semi Cattivi