di Lavinia Sarcinelli
Presso la Sala Umberto il 2 maggio debutta L’onesto fantasma, in programma fino al 7 maggio per la regia di Edoardo Erba. Una pièce su tre amici, Gian Marco Tognazzi, Renato Marchetti e Fausto Sciarappa che ricordano sul palco il noto amico attore, Bruno Armando. Un’opera commuovente che si rivela «un atto d’amore verso il teatro, dove ogni conflitto diventa accettabile perché riscattato dalla poesia».
La scena si apre con quattro cubi in pallet di legno e i tre protagonisti (Gallo, Tito e Costa), seduti in terra e illuminati dalla fredda luce di un occhio di bue.
In tal modo prende vita lo spettacolo, la cui scenografia essenziale è sapientemente animata dal disegno luci curato da David Barittoni: luce bianca per i momenti di dialogo tra i personaggi, mentre luci blu, fredde e taglienti accompagnano i tre protagonisti quando in piedi sui cubi recitano i versi shakespeariani. Il tutto armonizzato da una peculiare scelta musicale di Massimo Gagliardi, che scandisce il viaggio condotto abilmente dagli attori, che si destreggiano nell’interpretazione senza però prevaricare l’uno sull’altro.
É la storia di tre amici attori, che seduti vicini riguardano un vecchio video su un telefonino (proiettato sul telone alle loro spalle), riaprendo la ferita mai sanata della morte del caro amico Nobru (Bruno Armando). Il tragico evento lascia Gallo (Gian Marco Tognazzi), Tito (Fausto Sciarappa) e Costa (Renato Marchetti) alla deriva, soli nella loro difficoltà di andare avanti dopo la sua scomparsa. Una tournèe li aveva uniti anni prima sul palco e nella vita, e ora con questo grande vuoto da rimarginare evocano le incertezze dell’essere umano, l’incomunicabilità della società moderna e la solitudine.
Dopo aver fatto i conti faticosamente con il lutto, Gallo si afferma nel tempo come star cinematografica, decidendo di non calcare più il palcoscenico: «è morto Bruno, ora è morto anche il teatro».
Gli altri due, invece, Tito e Costa, senza lavoro, vivono alla giornata alla spasmodica ricerca di una nuova fonte di guadagno non potendosi più permettere di pagare «neanche l’affitto di casa».
Improvvisamente Costa ha un’intuizione per tornare alla ribalta: portare in scena l’Amleto di Shakespeare in tre. Bisogna però convincere l’amico Gallo a interpretare il ruolo del principe di Danimarca. Gallo rifiuta però la proposta degli amici,ancora fermo alla morte di Nobru, che lo tormenta in pensieri e incubi ricorrenti. Non perdendosi d’animo, Costa fa hackerare il telefonino di Gallo: finge una telefonata da parte di Nobru che confida a Gallo di voler interpretare la parte del fantasma, l’onesto fantasma del titolo. Iniziano, così, per Gallo una serie di allucinazioni e riflessioni al confine tra la vita, la morte e la convinzione della reale presenza del defunto nello spettacolo.
Si anima sul palco una beffa che porta l’attore al delirio e alla follia, e che stravolgerà in maniera ossessiva l’intera messinscena inizialmente voluta da Costa, arrivando a un finale tutt’altro che previsto. Al limite tra la pazzia e la persecuzione, spietati interrogatori tra rancori e verità nascoste, l’opera di Edoardo Erba diviene un’autoanalisi che spinge inevitabilmente anche lo spettatore a ispezionare la propria interiorità. «A un certo punto anche la coscienza deve fare luce» , dice Gallo.
Il muoversi vorticosamente degli attori sul palco con le loro diverse fisicità scandisce ritmicamente il tempo, alternando la storia dei tre a citazioni dal testo di Shakespeare, che recitate solennemente in piedi sui cubi, costruiscono una visione suggestiva ed elegante.
Lo spettacolo commuove lo spettatore grazie alla struggente performance di Gianmarco Tognazzi: la sua vivida interazione con il fantasma ci rivela la disperazione di un uomo tormentato dalla perdita e dalla mancanza, rivelando la fragilità, connaturata in ciascuno di noi, proprio come uno spettro.
Ne L’onesto fantasma le risate sono alternate alla commozione, come se tutti inconsciamente fossero pervenuti all’intima verità dell’opera, che rimane celata fino alla chiusa del sipario. Il regista Edoardo Erba difatti rivela pudicamente che lo spettacolo è dedicato a un amico attore ormai scomparso, Bruno Armando,il fantasma che aleggia nell’opera anche attraverso la videoproiezione iniziale. Bruno risulta di fatto il vero protagonista dello spettacolo, marcando la scena con la sua pesante assenza. Un teatro che si rivela davvero «il luogo dove l’elaborazione di un conflitto diventa poesia», a detta di Erba.
L’ONESTO FANTASMA
drammaturgia e regia di Edoardo Erba
con Gian Marco Tognazzi in Gallo
Fausto Sciarappa in Tito
Renato Marchetti in Costa
Con la video partecipazione di Bruno Armando
musiche Originali Massimiliano Gagliardi
scene Alessandro Chiti
aiuto regia Francesca Pentasuglia
disegno luci e fonico David Barittoni
produzione Altra Scena | Viola Produzioni