Foto copertina IMMAGINA

La Storia delle storie: lezione con Alfonso Cipolla a Immagina 2023

La mattina di venerdì 12 maggio, nella cornice del festival internazionale “Immagina”, il professor Alfonso Cipolla ha condotto al Teatro di Villa Pamphili un incontro sulla storia del teatro di figura. Sono stati toccati numerosissimi temi, intersecati con aneddoti e piccole verità, nella convinzione che burattini e marionette siano da inserirsi nel contesto di loro pertinenza, vale a dire nella storia del teatro a tutto tondo, e non in una generica storia del folclore o delle tradizioni popolari.

L’informale discorso del professore ha preso forma intorno ai concetti di oralità e scrittura. Una volta a un parroco sentì dire: «La stampa ha regalato un occhio in più all’umanità, ma gli ha strappato un orecchio». Le radici del teatro sono orali, e non scritte, e anzi la sua è forse la principale espressione di oralità a noi ancora disponibile. Sapere a memoria un gran numero di copioni e portarli in scena nei contesti più lontani nello spazio: era questa la cifra del teatro di una volta, a differenza del sistema produttivo attuale che impone alle compagnie un numero ristretto di repliche all’anno. Fare proprio un canovaccio significava averlo integrato nella propria coscienza al punto di poterlo riferire come si fa con la propria lingua di appartenenza. Quella di incarnare un testo è una caratteristica tipica delle culture a oralità primaria, poiché lì non esistono altri metodi per registrarlo.

L’affermazione che i fratelli Grimm «scrivevano fiabe non per bambini ma per adulti», come loro stessi tenevano a sottolineare, ci ricorda che il teatro di figura nacque e si sviluppò per un pubblico maturo, e solo successivamente si modificò in prodotto per l’infanzia. La sua funzione era quella, come fu detto anche all’incontro con la Compagnia Carlo Colla e Figli di martedì scorso, di mass media: un modo per informare le persone, tenerle al corrente dei grandi fatti, delle battaglie, delle guerre, della cronaca. C’era un tempo in cui il potere artistico e il potere informativo erano entrambi in mano allo stesso soggetto.

Da un certo punto in poi, dice Cipolla, il teatro ha smesso di essere fantasia ed è diventato banalità: con il teatro borghese, il mero rappresentativo inizia a dar voce al piccolo umano e non al grande divino, in una nota storiografica e interpretativa che ripercorre le polemiche di molti manuali di storia della regia, di Carmelo Bene, Charles Baudelaire e altri. Nel teatro di figura, come suggerì una volta al professore una bambina, i burattini parlano attraverso le persone, e non il contrario: ecco l’elemento metafisico. Perfino il teatro dei greci, così come quello orientale, evadono questo paradigma, in cui l’uomo occidentale si è ingabbiato nel corso di alcuni decenni. Il teatro di figura, come il teatro di più grande pregio, è quello pregno di fantasia, che permette una comprensione del mondo più profonda.

Nel corso dell’incontro, il professore ha riportato numerose frasi di bambini, arrivategli alle orecchie nel corso della vita: momenti di purezza e di naturalità che hanno rivelato quegli sprazzi sull’aldilà nell’aldiquà che sono l’essenza del teatro. Una volta, di fronte a un fazzoletto caduto a terra rappresentante la neve su cui gli attori camminavano, una bambina disse: «Ma non si bagnano i piedi?», mentre un’altra rimase a bocca aperta per un’intera scena, con patatine in aria e fiato trattenuto, durante una rappresentazione terribilmente kitsch dell’Aida di Verdi fatta di ottoni di paese, cori stonati e protagonisti improbabili. La nostra ricerca di coerenza frustra un teatro dalle possibilità infinite.

La sera di quello stesso venerdì si presenziò a una cosa simile. Durante la messa in scena di Fly Me to the Moon, spettacolo di teatro d’ombre della compagnia olandese Lichtbende, una voce piccola ma forte, con sapiente dosaggio di pause, diceva alternativamente: «È buffo», oppure «Ma perché è andato via?», o «E quello che cos’è?», causando ogni volta risate tra il pubblico e contribuendo al contatto emotivo con gli attori.

Alfonso Cipolla è autore insieme a Giovanni Moretti di Storie delle marionette e dei burattini in Italia, ed è direttore dell’Istituto per i Beni Marionettistici e il Teatro Popolare di Torino. Recentemente ha pubblicato con Edizioni SEB27 Orchi, antropofagi e macellai. Storie varie per bambini succulenti, una serie di riformulazioni libere di racconti e stimoli tratti da tradizioni orali senza luogo e tempo: «Storie di bocche fameliche e di bambini svenduti. Storie di cenere, di camini e di spazzacamini. Storie di polifemi, di pollicini, di minuzzoli». Il suo intervento, a cura dell’Università Roma Tre, di grande interesse e scarsa pretenziosità, ha ricordato a studenti e docenti che «la storia del teatro è in realtà e prima di tutto la storia dell’umanità».

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