Il Museo delle Civiltà di Roma nell’ambito di Immagina- Festival internazionale del teatro di figura 2023 ha ospitato, sabato 13 maggio, lo spettacolo Pulcinella racconta di Bruno Leone, noto maestro del Teatro di Guarattelle.
Alle 18:30 lo spettacolo sta per iniziare e c’è un gran rumore in sala. Sedie che si spostano, gente che cerca di trovare la visuale migliore. «Qui non si vede bene… sei sicura? Guarda che poi te ne penti»: una bambina intimorita si nasconde dietro la madre, non vuole andare in prima fila dove sono seduti gli altri bambini. Un signore dall’espressione annoiata indugia accanto alla porta, si trova lì per accompagnare qualcuno ma vorrebbe andar via appena si presenta l’occasione… «oh, vieni qua!». Fa cenno di no con la testa.
Porgo l’orecchio a due bambine che stanno parlando accanto a me in modo concitato. «A te piace più Arlecchino o Pulcinella?» «A me piace più Pulcinella perché mi fa ridere la sua voce». «E Colombina la conosci?» «Non tanto bene, devo rileggermi qualcosa».
C’è un’atmosfera briosa, resa ancora più calda dal piccolo teatro che si erge al centro della scena, buffo, un po’ bislacco, con tanti oggetti appesi al tendaggio che ne copre la struttura. Uno strano pezzo da museo quello che abbiamo di fronte. Nella piccola stanza del Museo delle Civiltà di Roma l’oggetto spicca per una sua evidente peculiarità: trabocca di storie e di vita vissuta.
Bruno Leone fa il suo ingresso, cantando, dal fondo della stanza vestito da Pulcinella, accompagnandosi con un piccolo ukulele. Si ferma accanto al teatrino, posizionato al centro della sala, e si rivolge al pubblico. Si presenta, introduce Pulcinella e la sua inconfondibile voce, una voce che non si capisce, «ma non importa, perché è comprensibile». Quello che ci viene richiesto non è capire, ma esserci con tutto il corpo. «Perché vedete, l’intelligenza non è solo quella mentale. Anche il corpo è intelligente». E a ragion veduta lo dice Leone che con le sue mani veste e ha vestito i panni dei burattini con quella fine maestria che lo contraddistingue da più di quarant’anni.
«Ma basta con i discorsi» dice Leone nascondendosi nel teatrino. È tempo di dare la parola a Pulcinella.
Sul Teatro di Guarattelle e sul lavoro di Bruno Leone rimando all’articolo di Ornella Rosato, pubblicato qui sul sito delle Nottole.
Vorrei, invece, mettere a punto alcune riflessioni che a fine spettacolo mi ronzavano in testa sulla necessità di un reincanto della vita e del mondo.
Uno dei problemi più gravi dei nostri giorni è la sfiducia nei simboli. I simboli non producono un significato immediato ma, al contrario, una complessità, un’ambivalenza, un eccesso di segni che favoriscono una molteplicità di messaggi.
Il teatro di guarattelle è una di quelle forme artistiche capaci di far apparire la vita in chiave festosa e magica perché ricorre agli archetipi, alle allegorie, ai tipi fissi che riassumono l’intera umanità.
Pulcinella e il Cane, Pulcinella e il Guappo, Pulcinella e il Carabiniere, Pulcinella e la Morte sono tutte parabole in cui il riconoscimento da parte di chi guarda avviene tramite un processo di distanza da sé, di trascendenza da sé che produce un sentirsi a casa. Produce comunità.
Le ripetizioni dei segmenti narrativi, intervallati dagli intermezzi e dai commenti di Bruno Leone, innescano il riconoscimento come forme compattanti, perché oggettivano il mondo, strutturano un rapporto con il mondo, privandolo di quella componente psicologica che, al contrario, confina il sentire dentro la sfera emotiva privata. La magia e l’incanto, invece, sorpassano le categorie individuali per librarsi, carichi di risonanza comune, nell’orizzonte di significato della relazione.
La magia, infatti, è continuamente alimentata dalla relazione con il pubblico, che ride, commenta, presagisce, si sorprende, e infine partecipa con tutto il corpo alle vivaci gesta di Pulcinella.
La bambina intimorita adesso è in prima fila e alza la mano per fare una domanda. Anzi due. Il signore accanto alla porta è ora seduto qualche posto dietro di me. Lo spettacolo finisce così come è iniziato. Senza interruzioni, senza cesure, senza momenti di sospensione. Siamo tutti lì, insieme, un po’ meravigliati di aver indugiato nel tempo sospeso del gioco. Un po’ più vicini, un po’ più incantati, ci salutiamo leggeri.
Un reincanto del mondo, dunque, è necessario per innescare un’energia curativa in grado di contrastare il nichilismo e la solitudine collettiva.
Pulcinella racconta
Di e con Bruno Leone
Museo delle Civiltà sabato 13 ore 18:30
Immagina-Festival internazionale di teatro di figura 2023
Grazie
Da parte mia dei burattini e del pubblico
Che bell’articolo
Un abbraccio
Bruno Leone
Grazie a voi, caro Bruno, e speriamo a presto!