Nel silenzio, due corpi al centro della scena sollevano lentamente dei passi abbozzando uno spostamento. Non c’è musica, non c’è suono. È il movimento del corpo che, con lo svilupparsi della danza, diventa melodia. Ma la danza, come la musica, esiste nel momento in cui si decide di eseguirla: nel gioco di sguardi e di movimenti, geometricamente costruiti dai due personaggi, prende vita Arba, una metafora sulla costruzione di una relazione nell’incontro con l’altro.
Una linea, due punti, mezzo metro sulla seconda corda.
Quarto sinistro, terza direzione.Primo errore, ottava ripetizione.
Tre minuti, sette mesi.
Frutto della restituzione di una residenza, Ophir Kunesch con la sua performance Arba – in collaborazione con Suzanne Dellal Center e Ambasciata di Israele in Italia – inaugura le due produzioni israeliane previste per la serata di venerdì 23 giugno al Teatro India.
L’Arena dello stesso si presta come spazio in cui, la pluralità di percorsi creativi del Fuori Programma Festival – il festival internazionale di danza contemporanea della Capitale – si incontrano.
Arba, performance creata nel 2022 nell’ambito del Programma 1|2|3 finanziato dal centro di danza contemporanea israeliano e perfezionata durante il periodo di residenza al Teatro Biblioteca Quarticciolo, è anche opera prima dell’autore emergente Kunesch, in duetto, in questa performance, con la danzatrice e compagna Maya Navot. Questo duo artistico si intreccia nel percorso comune delineato all’interno del Festival: creare, con la propria singolarità, una narrazione che possa diventare azione di confronto e condivisione con l’altro in uno spazio plurale.
Ophir Kunesch interpreta, attraverso la danza, la relazione amorosa con la sua partner realizzando una performance poetica: nei gesti e nei movimenti, delicati ma trascinanti, viene mostrato il dialogo tra i due amanti che trovano nell’incontro, fisico e mentale, un incastro per riunirsi, passo dopo passo; l’equilibrio tra i due corpi è scandito dalla costante ricerca dell’uno verso l’altro, dalla prospettiva e dei punti di vista, spesso diversi, che a volte faticano a trovar spazio, qui raccontato con la distanza fisica tra i due.
Espressione, intuitiva come suggerisce l’autore stesso, di questa connessione è l’utilizzo intervallato di mani e piedi, punti da cui si snoda tutta la performance e che permette l’attivazione della corporeità nella sua interezza: respiro, voce, sguardo, tensione. Nel corpo e attraverso il corpo – inteso come attraversamento fisico, come luogo di passaggio che si alterna a fasi di stasi – si manifesta la primordialità della funzione: il movimento che anticipa i bisogni e ricerca, intensamente, di decostruire e trasformare ciò che la parola può limitare con la sua definizione.
Arba, che è puro metodo di ricerca, assume nel contesto del Festival, i connotati di un’occasione di scambio, scoperta, ammirazione verso le molteplici forme che possono esistere per raccontare un percorso personale. È la potenza dell’unione – e in questo caso del duo – che rispecchia implicitamente l’obiettivo del festival: vi è già la possibilità di immaginare uno spazio plurale nel rapporto tra due persone e la danza cattura, in quanto linguaggio gestuale, l’immateriale rendendolo visibile.
Arba
Coreografia: Ophir Kunesch
Con: Maya Navot, Ophir Kunesch
Costumi: Maya Navot, Ophir Kunesch
Progetto realizzato in collaborazione con Suzanne Dellal Center e Ambasciata di Israele in Italia