Sex Machine: quel che si fa, ma non si dice.

A conclusione del festival multidisciplinare Sempre più fuori, va in scena Sex Machine-un popolo di santi, poeti, navigatori e puttanieri, spettacolo di e con Giuliana Musso, e con la partecipazione musicale di Gianluigi Meggiorin. Giunto al suo ventesimo compleanno, è presentato, nella serata del 25 luglio, all’interno della magnifica location dell’Accademia Tedesca di Villa Massimo, in collaborazione con il Goethe Institut di Roma.

Sei personaggi, sei mentalità diverse. Un fil rouge che li accomuna: il sesso, in particolare quello a pagamento. Cosa ne pensano gli italiani? D’altronde il sottotitolo della pièce è proprio «un popolo di santi, poeti, navigatori e puttanieri», alludendo facilmente a una nota iscrizione riportata su un altrettanto noto edificio romano. Un anziano rimpiange i tempi delle case chiuse – «altra Italia, altri tempi!», ripete in continuazione –, un magazziniere adora frequentare i privé in cui si svolgono gli spettacoli di lap dance, un altro uomo è fissato con le donne e con tutto ciò che ruota intorno al sesso. Ancora, una donna è soddisfatta di aver raggiunto quello che era il suo obiettivo, trovare marito e mettere su una famiglia perfetta, mentre Silvana racconta quante tipologie di clienti si possono trovare e come affrontarli. Infine, un marito che ama sua moglie, ma che, sull’orlo del fallimento, si confida con una donna, pagandola.

«Le prostitute si possono chiamare in molti modi […], i clienti si chiamano clienti». Inizia così, davanti a un microfono, in prima persona, lo spettacolo. Una riflessione necessaria su un tema che divide la società, trasformato e cambiato in venti anni, da quando Sex Machine fu portato in scena la prima volta. La tecnologia e, più in generale, lo sviluppo dei mezzi e della società, hanno modificato la concezione e la fruizione di quello che è il tema portante dello spettacolo. Il frizzante testo riporta le opinioni e scopre le mentalità di varie tipologie di persone: persone comuni, che si possono incontrare quotidianamente. La pièce affronta con una vena sarcastica i temi del sesso e della prostituzione, rendendo al contempo un’interessante analisi sociale che coinvolge il pubblico, ma anche una messa in scena dal sapore comico, come se lo spettatore stesse partecipando a una serata di cabaret, in cui i numeri si susseguono mantenendo un certo ritmo.

La poliedrica Giuliana Musso, autrice e attrice di questo spettacolo, porta in scena un defilé di personaggi, uomini e donne, tutti interpretati da lei, mostrando allo spettatore la varietà di idee, voci, reazioni al tema del sesso a pagamento. L’atmosfera cabarettistica della messa in scena è incentivata dalla musica di Gianluigi Meggiorin, che è ora personaggio attivo, ora puro accompagnamento musicale, ora voce delle cronache giornalistiche che riportano i casi di omicidio da parte di clienti e non solo, nell’ambito della prostituzione. L’elemento musicale è parte fondamentale della messa in scena, dialogando con i personaggi e creando le giuste pause tra un episodio e l’altro.

I sei protagonisti sono caratterizzati nella maggior parte dei casi da uno spiccato accento veneto, e si rivolgono, chi più e chi meno, al pubblico, rendendolo partecipe attivamente, tra momenti di gag e di sondaggi, dimostrando quanto ognuno di noi possa avere parte attiva in una microsocietà come quella ristretta dello spettacolo teatrale, ma allo stesso modo nella società vera e propria. Giuliana Musso trasporta, con grande varietà di toni, voci e interazioni, in un ambiente che pone lo spettatore come parte integrante del discorso, rendendolo attivamente partecipe e consapevole.

Non mancano le risate, così come i momenti di forte riflessione: in particolare l’ultimo personaggio apporta una ventata di malinconia, andando oltre il mero sesso a pagamento, in un’intima confessione su sé stesso e sulla sua vita, che a dir suo sta andando a rotoli. L’incontro con la donna – che è un interlocutore invisibile al pubblico – diventa dunque un pretesto per parlare di problemi taciuti al mondo esterno, in un monologo di sfogo personale in crescendo. Le capacità di metamorfosi della Musso contribuiscono a caratterizzare ogni maschera dello spettacolo per voce, postura, personalità, modo di esprimersi, in un dettagliato ritratto della società contemporanea.


Sex machine- un popolo di santi, poeti, navigatori e puttanieri

di e con Giuliana Musso
e con “IgiGianluigi Meggiorin
regia Massimo Somaglino
collaborazione al soggetto Carla Corso
suono e luci Claudio Poldo Parrino
produzione La Corte Ospitale
con il sostegno di Mic e Regione Emilia-Romagna

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