P.A.C. – Performing Arts Contemporanee è una rete che nasce dalla collaborazione tra più di venti realtà operanti nel circuito culturale romano con l’intento di avere un impatto sulla politica culturale nella Capitale, imponendo dialoghi con la Pubblica Amministrazione, e di facilitare uno sviluppo cooperativo di politiche estetiche il cui fine è quello di produrre un teatro sostenibile, plurale e inclusivo. Nel solco dell’esperienza di P.A.C. nasce Arti Performative e Culture del Contemporaneo, un ciclo di incontri di volta in volta ospitati da festival e associazioni facenti parte della rete. Gli incontri previsti erano otto, ma per ragioni organizzative sono stati annullati quelli a cura di Kollatino Underground nell’ambito di Anomalie 2023 e quello a cura di lacasadargilla all’Arena Aurora di Tor Pignattara. Un altro incontro, curato da Bluecheese Project e Fusolab era previsto al Casilino Sky Park, ma è stato annullato a causa dei danni provocati dal maltempo alla struttura.
In un tempo di frammentazione derivante dalla precarietà insita al sistema dell’associazionismo culturale, il tentativo era quello di discutere le problematiche e le urgenze della performance contemporanea nella Capitale e ripensare un momento di incontro pubblico in presenza, intavolando un discorso tra diverse realtà operanti nel settore, rappresentanti della scena artistica romana e delle amministrazioni e chiunque avesse voluto partecipare; tutti gli incontri erano a ingresso gratuito.
Ad animare in gran parte il dialogo è la preoccupazione – e un po’ di risentimento – per la difficoltà che si incontra nel tentare di comunicare con la Pubblica Amministrazione. Gli operatori del settore hanno confermato che il discorso sulla Cultura esiste e questi incontri lo dimostrano, ma sembra non essere ascoltato, con la conseguenza che ci si debba spesso adattare ad un rapporto di sussidiarietà rispetto all’Amministrazione, piuttosto che intavolare dialoghi, come accaduto con il recente Avviso Pubblico per l’individuazione di Enti del Terzo Settore (ETS) interessati alla co-programmazione, che tra gli operatori è noto come “Bando del Terzo Settore”. Tale bando, scaduto il 17 luglio, limita l’accesso ai tavoli di co-programmazione ai soli ETS attivi nell’organizzazione e la progettazione di attività culturali, artistiche e ricreative. La maggior parte dei soggetti operanti nel settore culturale della città di Roma non ha i requisiti necessari per rispondere al bando e di conseguenza si trova esclusa dai tavoli di coprogettazione (è stato fatto notare anche che, assumendo la destinazione giuridica di ETS, si possono riscontrare difficoltà nell’ottenimento di fondi europei). La stessa P.A.C., l’ARCI e il Forum del Terzo Settore avevano sottolineato la limitatezza del bando. I membri di P.A.C. che sono intervenuti negli incontri hanno raccontato di come avessero proposto all’Amministrazione di scrivere un bando che permettesse l’ingresso al tavolo solo di reti, in modo tale da arrivare già con delle proposte che sintetizzassero le idee e le necessità di chi ne fa parte, per cercare di andare oltre i particolarismi e superare l’isolamento in cui spesso si pongono le realtà operanti nei diversi settori del performativo. Tra l’altro, a Bologna esiste un tavolo di co-programmazione aperto alle reti formali e informali. Quindi, si può fare. Eppure, il bando emanato riporta tutt’altro.
La rappresentanza di rete avrebbe anche l’intento di proporre lo snellimento dell’estrema burocratizzazione necessaria per agire in spazi urbani e luoghi di rigenerazione, cui sempre di più ci si rivolge per creare legami col territorio e chi lo abita. Una semplificazione dell’iter burocratico permetterebbe alle nuove generazioni e alle realtà minori di accedere alla scena capitolina della performance contemporanea, in quanto spesso sono loro ad avere maggiori contatti con il territorio, eppure si trovano in difficoltà nell’ottenimento di fondi pubblici, spesso assegnati a macrosoggetti; far parte di una rete che interceda presso le Amministrazioni può facilitarne la sopravvivenza.
Roma è una città grande, stratificata e complessa. Qual è il ruolo di uno spazio pubblico? Quali sono le possibilità di azione degli artisti, in una città che sembra aver perso i luoghi di aggregazione pubblica? Si è cercato di rispondere anche a queste domande, confrontandosi con realtà attive nel Sociale che riescono nella co-progettazione. Certo, per quanto gli scopi possano essere simili, il Sociale e la Cultura operano in modi e con budget differenti. Partendo da un’analisi della domanda del territorio però, si può cooperare per capire quali siano le necessità e strutturare progetti orizzontali basati sulla sussidiarietà che rispondano alle necessità dei cittadini.
Co-programmare e co-progettare vuol dire anche definire cosa proporre al pubblico che vive e attraversa la Capitale. A tal proposito si è dialogato sulla problematicità dei bandi tematici che “appiattiscono” la molteplicità di idee in favore di un abbassamento del livello espressivo. Quest’omologazione tematica e la semplificazione dei contenuti nascono dalla necessità di commercializzarli. La volontà degli artisti però è capire come avvicinare il pubblico muovendosi nella direzione opposta, costruendo spazi e tempi per sentire e far sì che il nuovo e il diverso possano attivare qualcosa negli spettatori, diminuendo il rischio di museificazione della scena contemporanea di cui viene limitato il movimento.
La scena artistica contemporanea deve inoltre essere accessibile, senza adottare un punto di vista abilista, che presume ci siano i “normodotati” che, da una posizione di privilegio, accolgono gli “altri”, le persone con disabilità. Occorre invece scardinare questo atteggiamento discriminatorio e ripensare l’attività artistica perché sia inclusiva e, procedendo per tentativi, coinvolgere non solo artisti, ma anche lavoratori e spettatori che posseggono questo sapere incarnato. Parlando di inclusività, non si può dimenticare il problema economico: ci vogliono più sostegni di quanti ne sarebbero altrimenti necessari. Ma si può fare, come dimostra Short Theatre, che grazie a fondi e collaborazioni italiane ed europee è riuscito ad avviare laboratori inclusivi rivolti a persone con disabilità e spettacoli accessibili a persone cieche.
L’esperienza degli incontri diffusi sul territorio sarà sicuramente ripetuta, da una parte per recuperare le discussioni che sono saltate, dall’altra per ampliare il ventaglio di temi trattati e cercare di arrivare veramente a creare un sistema di reti operative su Roma che consentano una maggiore comunicazione tra gli artisti, gli operatori, le amministrazioni e i cittadini.
Ma per farlo è necessario poter contare su strutture permanenti che diano la garanzia di una continuità, consentendo di progettare un piano regolatore degli spazi della cultura. Tutto ciò non è pensabile senza interpellare l’Amministrazione. Diventa allora necessario formarne i lavoratori affinché possano comprendere le possibilità del settore culturale e sfruttarle al meglio, in collaborazione con chi vi lavora.
I processi culturali possono essere anticorpi che, per quanto lentamente si costituiscano, fortificano l’organismo del settore culturale romano.
Arti Performative e Culture del Contemporaneo
- 22 giugno 2023 (Teatro India) TOGETHER – pratiche di Co-progettazione e programmazione in Rete a cura di Fuori Programma International Dance Festival in collaborazione con Dominio Pubblico
- 6 luglio 2023 (Parco di Torre del Fiscale) IL BATTITO DEL REALE – formati relazionali tra le performing arts, gli spazi pubblici e le comunità a cura di Margine Operativo e del festival Attraversamenti Multipli
- 29 luglio 2023 (Villa Lais) a cura di Triangolo scaleno e Teatri di Vetro
- 16 settembre 2023 (Teatro India) PIEGARE L’OROLOGIO – la disabilità sovverte le arti a cura di Short Theatre
- 24 settembre 2023(Teatro del Lido) Fare sistema, fare comunità a cura di Valdrada Teatro e Associazione TDL