Pasolinacci e Pasolini

«Pasolinacci e Pasolini» del Teatro delle Albe all’Umbria Factory Festival: omaggio a un poeta e a un uomo

Un suono che proviene dal palco si riverbera in tutto il teatro. È il fischio di un uomo con uno strumento in mano: richiama al silenzio, all’ascolto. All’incontro. Un incontro avvenuto tra il pubblico del Teatro Subasio e Marco Martinelli e Ermanna Montanari del Teatro delle Albe, che hanno messo in scena Pasolinacci e Pasolini durante l’Umbria Factory Festival, che per l’occasione si è spostato dalla sede di Foligno a Spello.
A partire dal ricordo del film di Pasolini che ebbero occasione di vedere nella loro giovinezza, Salò o le 120 giornate di Sodoma, Martinelli e Montanari rievocano un passato che li ha uniti alla figura del poeta, con l’intento di omaggiare il loro nume tutelare. Pasolinacci e Pasolini nella sua forma di reading tra le mura teatrali appare come il coronamento di un viaggio che ha visto intrecciarsi vite e poetiche.
Sul palco Martinelli e Montanari ai rispettivi leggii. Mentre il primo racconta la storia del loro legame con Pasolini, l’attrice dà voce al poeta stesso: emerge – nel tono profondo e nel ritmo frammentato – il tormento di un uomo che soffriva di una «disperata vitalità», di una «troppa vita che pulsa».
Una terza “voce” accompagna le parole: sono i toni cupi e drammatici del contrabbasso di Daniele Roccato. In scena nulla sfugge al sangue di vita di cui pullulava Pasolini, nemmeno il drappo rosso del fondale risaltato dalla luce che lo colpisce: è il rosso della passione, della violenza, dell’esistenza piena del poeta, che si riflette nel lavoro delle due anime del Teatro delle Albe.
Scegliere Pasolini come guida significa scegliere un uomo che si butta nella vita con tutte le sue ferite, un poeta che da quelle ferite fa luce, come Martinelli dice. Ed è per questo che, proseguendo nella lettura, esorta a evitare la nostalgia come alibi, ovvero a smettere di rimpiangere un tempo in cui Pasolini faceva la differenza: bisogna essere oggi stesso partigiani a modo nostro. Un invito a «tradire», nel senso etimologico del termine, ovvero a tramandare (tradere) con l’agire quotidiano gli insegnamenti e i comportamenti del Nostro intellettuale. A operare come farebbe egli stesso: risvegliando la società, per ridare valore a quella «materia sacra che è la vita», nel recupero dei corpi, al di là della smaterializzazione dei giorni nostri, e della relazione tra essi.
L’essenza dello spettacolo si rivela dunque in questa trasmissione di parole e amore per l’azione.
L’Essere passa attraverso i corpi, le voci e lo strumento, i quali diventano tramiti per il ricordo, per rivivere, rinnovare – attraverso il rito del teatro – il mito e l’uomo che Pasolini è stato.

Pasolinacci e Pasolini

Di e con Marco Martinelli e Ermanna Montanari
Musica dal vivo Daniele Roccato
Sound design Marco Olivieri
Disegno luci Luca Pagliano
Produzione Teatro delle Albe/Ravenna Teatro

2 commenti

  1. Calibrato e ben centrato la scelta di Giorgia nel suo elaborato.

  2. Brava Giorgia, la penna a volte dice più di mille parole.

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