Il 3 novembre 2023 al Teatro Argentina di Roma con la regia di Gabriele Lavia si incontra una delle commedie goldoniane più tradotte e rappresentate all’estero: Un curioso accidente, una commedia degli equivoci ambientata nell’Olanda del 1760.
Come scrive l’autore nella prefazione alla prima edizione, e come declamerà Lavia nei primi minuti dello spettacolo:
“non è che un fatto vero, verissimo, accaduto, non ha molto tempo, in una città di Olanda. Mi fu raccontato da persone degne di fede in Venezia al Caffè della Sultana, nella Piazza di S. Marco, e le persone medesime mi hanno eccitato a formarne una Comica rappresentazione. Il puro fatto, nella maniera colla quale mi venne esposto, era di tal maniera circonstanziato, che quantunque vero, parea inverisimile, e tutta la mia maggiore fatica fu di renderlo più credibile, e meno romanzesco!”
Lavia lo racconta mentre ancora veste i suoi abiti. Poi rivolgendosi direttamente al pubblico, indica il suo camerino, una console alla destra del palco, dove trova un cappotto sgualcito su un appendiabiti, nella tasca trova una “beretta”, e li indossa. A poco a poco, sotto gli occhi degli spettatori, si trasforma nel personaggio, un anziano commerciante olandese, che cade addormentato su una poltrona.
Un altro elemento che incuriosisce chi è seduto al proprio posto in platea, è sicuramente vedere una porzione della stessa dislocata sul palcoscenico: sei poveri malcapitati o fortunati, a secondo delle proprie inclinazioni, che siedono alle spalle degli attori. All’inizio il sospetto è che facciano parte dello spettacolo, ma ben presto, quando inizieranno a ridere e a coprirsi il volto con le mani, apparirà chiaro che siano dei poveri ignari immolati a giusta causa1.
Lavia, in collaborazione con lo scenografo Alessandro Camera, ricrea dunque un vero e proprio teatro nel teatro, sistemando, come si diceva, diverse file di spettatori sul palco, dietro gli attori, e un sipario a dividerli dalla scena, mentre grandi casse di legno e bauli delimitano gli spazi laterali.
Nei quattro atti della commedia, uno in più rispetto all’originale, la storia si svolge in modo piuttosto lineare: Monsieur de la Cotterie, un cadetto francese ferito in guerra, è ospite nella casa del ricco mercante Filiberto (Lavia). Il soldato si innamora della figlia di Filiberto, Giannina, ma per deviare i sospetti, Giannina dice a suo padre che il tenente è innamorato di Costanza, la figlia di un ricco finanziere. Costanza, a sua volta, crede che de la Cotterie sia sinceramente infatuato di lei. Gli equivoci si moltiplicano rapidamente, e la commedia si conclude felicemente per i giovani amanti, i padroni e i servi.
Nonostante gli indizi iniziali, Lavia sembra dimenticare l’intento metateatrale, limitandosi a una rappresentazione particolarmente fedele di Goldoni, di cui opera un rinnovamento puramente estetico, stornando le crinoline e i cinguettii. Siamo in un teatro che parte dal testo, ma vive sulla scena.
Un curioso accidente potrebbe apparire come un lavoro addomesticato per il consumo del grande pubblico, in cui il merito va soprattutto agli attori, indubbiamente bravissimi, e alla capacità di modernizzare scena e costumi senza usarle violenza.
Il regista, pur cercando di confezionare uno spettacolo capace di incontrare il favore di larghe platee, non rinuncia a certe trovate originali e geniali, inserendo qualche ingrediente segreto che regala allo spettacolo un retrogusto di mistero.
Al termine dello spettacolo gli attori intonano un’allegra canzone, scendono dal palco e si aggirano correndo tra le file delle poltrone. A loro si unisce anche un Arlecchino esagitato, che vorrebbe incarnare l’esplicito omaggio di Lavia a Goldoni. Nell’euforia generale e il battimano una signora sorride ed esclama soddisfatta “è davvero un ottimo inizio di stagione!”.