«Quante sono le stelle nel cielo? Così tante che non si possono contare. E poi ci sono quelle che non riesci a vedere. Quelle non le puoi contare. Per quelle ci vuole il cannocchiale. Allora le stelle nel cielo sono ancora di più. Così tante che non si possono contare e neanche vedere tutte quante.»
Inizia così, in modo colloquiale, l’ultimo spettacolo di Ascanio Celestini Rumba. L’asino e il bue del presepe di San Francesco nel parcheggio del supermercato che, dopo Laika e Pueblo, conclude una trilogia che l’artista romano ha voluto dedicare alle periferie urbane e umane, un tema che in misura minore o maggiore emerge in gran parte della sua produzione.
Sulla scena, in un teatrino simile a quello dei burattini, il fisarmonicista Gianluca Casadei accompagna con il suo strumento le favole dei personaggi, sottolineando le cesure del racconto, in un andirivieni continuo tra dentro e fuori la storia principale: la vita di San Francesco. Un uomo controcorrente, perché pur essendo ricco, scelse non solo di essere povero, ma di farsi servo dei poveri. Un cavaliere che non volle più fare la guerra e che, da frate, in tempo di crociate, si recò in Terra Santa predicando la pace e la fratellanza.
Il meccanismo di base, anche in questo nuovo lavoro che dopo il debutto a RomaEuropa sta girando in tutta Italia in affollatissime sale teatrali, è quello consueto: lo spettacolo nasce da una frequentazione della vita reale, da una attenzione maniacale alle piccole storie nella storia, ai ricordi dello stesso autore, ma anche ai miti e ai luoghi comuni che coinvolgono un po’ tutti noi. Le ripetizioni, gli epiteti, le frasi eco, tipiche dell’oralità e ricostruite ad arte, fanno del testo trascinante e coerente drammaturgia.
A differenza di altri viaggi, in cui Celestini ha accompagnato il pubblico in passato, questo non attraversa il tempo, trainato dalla memoria collettiva.
Si tratta piuttosto di una passeggiata nel presente, di uno sguardo sulla realtà quotidiana della nostra società urbana, attraverso il racconto dei suoi emarginati: personaggi che prendono vita attraverso immagini che si rincorrono, macchine narrative apparentemente divaganti che fluttuano tra atmosfere diverse, per rivelarsi implacabili specchi della realtà. A questi, la saldatura con il racconto autobiografico di Celestini, dona credibilità testimoniale.
I personaggi che abitano queste periferie sono delineati unicamente dalle loro azioni. Sappiamo solo “cosa fanno” e “cosa dicono”, ma questo ci consente non di meno di avere di loro una immagine nitida, cristallina, come nel racconto della triste vita del capo dei corrieri che non sa leggere, o nel racconto del barbone nero del supermercato che dorme sempre, e che prima era il custode di un cimitero che cantava le storie dei morti.
Celestini sembra perseguire un intento simile a quel narratore di cui raccontava Ponte di Pino su ateatro per raccontare le forme di teatro civile fiorite negli anni Novanta: «È un cittadino comune che si è appassionato a un problema o a un episodio storico, che si è informato e che vuole condividere con il pubblico il proprio sapere, accumulato con pazienza e trasformato in storia».
Resta però vivo l’interrogativo che coinvolge da tempo le forme più ortodosse di teatro politico: se non si rivolgono a un pubblico che già si sente vicino agli argomenti trattati, ed è già disposto a una preventiva adesione ideologica.
Rumba
L’asino e il bue del presepe
di San Francesco
nel parcheggio del supermercato
di e con Ascanio Celestini musica e voce Gianluca Casadei voce Agata Celestini immagini dipinte Franco Biagioni suono Andrea Pesce luci Filip Marocchi organizzazione Sara Severoni in occasione di Greccio 2023 nell’ottavo centenario della prima rappresentazione del presepe di San Francesco produzione Fabbrica srl, Fondazione Musica per Roma, Comitato Greccio 2023, Teatro Carcano Milano distribuzione a cura di Mismaonda in corealizzazione con Fondazione Musica per Roma