Il 10 novembre una platea di studenti universitari ha preso parte, al Teatro Ateneo, al secondo incontro del ciclo Artigiani di una tradizione vivente, evento che si inquadra nel più ampio progetto Le lacrime della Duse, della Compagnia Mauri Sturno in collaborazione con il progetto Per un teatro necessario. Residenze didattiche universitarie, diretto dal prof. Guido Di Palma del Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte e Spettacolo della Sapienza.
Nella volontà di trasmettere il sapere immateriale dell’attore, il progetto prevede (oltre alla realizzazione di un atelier didattico a carattere laboratoriale, diretto da Glauco Mauri, concluso lo scorso fine ottobre) sei incontri con alcune significative personalità del novecento teatrale: il 10 novembre è stata ospitata la poliedrica e tanto amata attrice Isa Danieli.
Artista napoletana, 83 anni, luccichio negli occhi e l’entusiasmo di una bambina, formatasi nella compagnia di Eduardo De Filippo, regina di piccoli e grandi palchi e anche dello schermo cinematografico, al suo ingresso saluta con garbo e gentilezza il professor Guido Di Palma, e affettuosamente bacia sulla fronte Glauco Mauri, sedendo poi di fianco al marito Gigi Esposito, musicista.
«D’altronde provengo da una famiglia d’artisti, i Di Napoli, non potevo uscire diversamente. Mia madre cantava, ma non voleva proprio facessi l’attrice: mi tenne un mese chiusa in camera per impedirmelo. In fondo però anche lei lo sapeva, e infatti poi lo accettò; io volevo fare solo quello, non esisteva nient’altro che il Teatro».
L’inizio della sua carriera da attrice fu un salto nel buio: a sedici anni ebbe il coraggio di inviare una lettera a Eduardo De Filippo, pregandolo di prenderla nella sua compagnia, motivando la richiesta come «una cosa che sento, una necessità interiore – na question ‘e core».
Fu proprio la caparbietà di una ragazzina di un semplice e povero quartiere partenopeo, a dare il via a una carriera che dalla sceneggiata napoletana arriva a toccare diverse forme teatrali fino alla collaborazione con grandi registi come Strehler, ai testi di Brecht, e anche al cinema di Tornatore e della Wertmüller.
Con le introduzioni del professore Guido Di Palma, il racconto della Danieli è stato puntellato da una serie di frammenti video, testimonianza di alcune esperienze significative della carriera dell’attrice: da La gatta Cenerentola di Roberto De Simone e Peppe Barra del 1976, alle sue prime performance canore –danzate sotto la direzione di Annibale Ruccello e Trottolino, arrivando sino ai giorni nostri.
Mauri racconta, sinceramente emozionato, dell’esperienza di compagnia che ha vissuto per nove mesi con Isa Danieli, restituendo l’immagine di un’attrice piena di fantasia e colore e allo stesso tempo dotata di una lucidità razionale che «Non ti abbandona mai», le dice.
Isa Danieli è «la testimonianza vivente di cosa vuol dire possedere un mestiere» (Guido Di Palma).
È evidente come lei provenga da una tradizione teatrale diversa da quella contemporanea, e che viene restituita dai suoi racconti vivaci e appassionati.
«Noi lo amavamo il teatro, vivevamo per farlo e lo facevamo per vivere» sottolinea così la Danieli quanto fosse una vita da schiavi quella di chi si forma da sé. Rimarca come i soldi non fossero abbastanza per frequentare scuole di recitazione né di danza, e dunque l’unico modo per imparare il mestiere era rubarlo, spiando di sera in sera gli attori esperti, i maestri.
La grandezza della Danieli sta nel possedere un mestiere che si acquisisce per contatto, attraverso l’esperienza di una vita, fatta di tappe, incontri, scelte; un percorso non traducibile in termini di tracciati definiti, come per gli attori di scuola. Apprendiamo come l’attore del Novecento teatrale rappresentasse un vero e proprio modus vivendi, tra piccoli trucchi ed escamotage per rimediare la cena post spettacolo, poiché «si recitava per la vita e per la morte, si recitava per passione, ma anche per un pezzo di pane». Una vita scandita dal ritmo sfrenato di tre spettacoli al giorno e prove continue che portano a concentrare le proprie energie sul corpo e le azioni fisiche. Ne è testimonianza la difficoltà con cui la Danieli non sa spiegare a parole il suo mestiere, «come ve lo faccio capire, faccio prima a farvelo vedere», gettandosi così in dimostrazioni teatrali estemporanee.
Il suo è un mestiere che passa dalla pratica e non dai discorsi teorici, e così per spiegare cosa fosse la sceneggiata si appresta a cantare L’urdima tarantella in un modo concitato e appassionato, tanto da coinvolgere con la sua voce rauca e graffiante anche chi non ha mai conosciuto questo tipo di teatro. Recitando brani tratti da commedie come Napoli Millionaria, agitando le mani per dar forma alle parole di contaminazione dialettale, e commuovendosi dinanzi a un gruppo di giovani ammirati, Isa Danieli rende il pubblico partecipe del suo teatro come necessità.
L’attrice regala lasciti di una pedagogia teatrale che ad oggi non esiste più, ma che è necessario recuperare, mettendo in dialogo generazioni diverse, per riflettere sulla trasmissione di un sapere e di un mestiere.
Incontro con Isa Danieli
Ospite Glauco Mauri
Conduzione di Guido Di Palma
Partecipazione e contributo musicale di Gigi Esposito
Teatro Ateneo: Università di Roma, La Sapienza, 10 novembre 2023