Nell’ambito di Vestiti della vostra pelle, programma di tutoraggio ideato da Guido Di Palma e Andrea Cosentino, in collaborazione con CREA – Nuovo Teatro Ateneo e Fondazione Teatro Palladium, trova il suo posto la Compagnia/Sette Sesti/Contini, con Nostalgika. Una breve intervista con Giacomo Sette, autore e regista, illumina i punti cardine del lavoro in debutto il 15 dicembre al Teatro Palladium, ore 21:00.
Come nasce il progetto Sette/Sesti/Contini? Da cosa prende il nome?
La nostra compagnia è il risultato della fusione di due realtà: il lavoro portato avanti da Alessandro Sesti e Debora Contini, per la compagnia Sesti/Contini,e la mia attività di regista e drammaturgo.
Il nome della nostra compagnia, Sette/Sesti/Contini, è semplicemente l’unione dei nostri cognomi.
Che attività svolgete nel mondo dello spettacolo? Come nascono i tuoi testi?

Per quanto riguarda la mia realtà professionale, mi occupo principalmente di regia e drammaturgia. Al momento opero all’interno della compagnia Settimo cielo, che porta avanti il proprio lavoro con la collaborazione di Periferie Artistiche – Centro di Residenza della Regione Lazio. Nella vita ho svolto anche la professione di attore, soprattutto in contesti per ragazzi; tuttavia, in caso di progetti più articolati, come questo, preferisco defilarmi e lasciare un compito così importanti ad altri professionisti.
Durante quel periodo di stasi e fermentazione che è stato il lockdown, io e Alessandro ci siamo messi a lavorare su un testo che poi è diventato L’origine dell’eroe, primo spettacolo frutto della nostra intesa che ha preso vita nei mesi successivi. Le nostre tre figure possono essere considerate, secondo un certo grado, intercambiabili: come spesso accade, non solo io, ma anche gli attori partecipano in prima persona al processo creativo.
E il vostro ultimo spettacolo, Nostalgika, come è nato? Come siete arrivati a Vestiti della vostra pelle?
Anche questa volta il lavoro prende le mosse da un mio studio incompleto. Con la volontà di trovare un terreno applicativo fertile per dare vita a un testo maturo, abbiamo cominciato la ricerca tra i bandi disponibili: Vestiti della vostra pelle è tra i primi a cui abbiamo pensato. Il testo con cui siamo arrivati era poco più che una bozza; adesso si sta gradualmente modificando secondo un percorso molto diverso da quello che avevamo immaginato, e di questo siamo molto felici. Ad esempio, inizialmente le nostre scelte drammaturgiche avevano portato a pensare lo spettacolo come corale: fatto di azioni e suoni di gruppo, avrebbe dovuto giocare su un’estetica diluita tra più corpi. Al momento, invece, siamo arrivati a una forma che mitiga teatro di narrazione ed esecuzione musicale estemporanea. Si tratta di uno scivolamento molto interessante, che stimola la nostra attività.
Di cosa parla il testo? Com’è lavorare con Andrea Cosentino?
Lo spettacolo tratta della lotta di un uomo dell’Europa dell’est contro il passato e contro il sonno, «un camionista che non può sbandare», come amo definirlo. In sostanza, la nostra intenzione è che il personaggio incarni la problematicità del rapporto tra le due europe.
Il tutoraggio di Andrea Cosentino è molto efficace: coglie la temperatura del momento e fa evolvere la scena in modo appropriato. Definirei il suo uno sguardo sensibile, che riesce a raschiare le zone grigie in virtù di domande precise e puntuali. Reputo il suo contributo estremamente formativo, per il nostro lavoro sia presente che futuro.