Anche quest’anno si svolge Vestiti della vostra pelle, nell’ambito del progetto Per un teatro necessario a cura del professor Guido di Palma del dipartimento Storia Antropologia Religioni Arte e Spettacolo di Sapienza Università di Roma. Il lavoro delle compagnie che hanno partecipato alle residenze didattiche condotte da Andrea Cosentino verrà portato in scena al Teatro Palladium il 14 e il 15 dicembre alle 21.00 (per info e prenotazioni qui). Abbiamo intervistato Anna Piscopo, drammaturga e regista (anche in scena assieme a Ylenya Giovanna Cammisa) di BAR ITALIA, che aprirà la due giorni di restituzioni pubbliche.
Qual è il tuo percorso?
Sono un’attrice, autrice e regista. Lavoro sia in teatro che al cinema, soprattutto come sceneggiatrice. Da un po’ di anni porto avanti miei progetti teatrali indipendenti, soprattutto monologhi: Mangia!, Vai a rubare a San Nicola! e Vivere!. Successivamente ho deciso di allargare il campo del mio mondo sulla scenica, rendendolo un’arena d’incontro tra più personaggi. Ho quindi iniziato a scrivere BAR ITALIA comprendendo un’altra attrice, Marial Bajma Riva. Per impegni professionali ha dovuto rinunciare e nelle ultime settimane l’ho sostituita con Ylenia Giovanna Cammisa, un’attrice con grande esperienza teatrale: ha lavorato con Dante Antonelli per molti anni e quest’anno è stata finalista alla Biennale di Venezia per la sezione Registi under 35. Queste siamo noi.
Di cosa tratta BAR ITALIA?
Questo spettacolo nasce da un mio interesse verso l’arena del bar. L’avevo già usata come soggetto per una sceneggiatura, ma con una trama completamente diversa. Io vengo da Bari, (tra l’altro anche Cammisa è pugliese, di Altamura) e ho passato quasi tutta la mia adolescenza e la prima giovinezza nel bar di un centro sociale, prima di trasferirmi a Roma. Per me il bar è un non luogo, una dimensione geopolitica, morale, ma anche immorale, che non solo è appartenuta alla mia esistenza e mi riguarda molto, ma che mi ha sempre affascinato. All’interno di quel posto, sin da quando ero piccola, scoprivo mondi altri rispetto a quello della mia famiglia piccolo borghese. Quindi è da tanto tempo che ho questo interesse; avevo in mente di fare un documentario in particolare sul chioschetto di Piazza Vittorio, dove abito, ma alla fine ho declinato il tutto nella scrittura di uno spettacolo.
Mi sono dovuta confrontare con la necessità di trovare una trama non solo interessante, ma in grado di esprimere la mia concezione – almeno attuale, magari cambierà – del mondo e di come vedo le cose. Così ho inventato una trama quasi thriller, anche se lo spettacolo di base è una commedia, per quanto nera.
Due amiche trentenni non fanno niente nella vita e perdono tutto il giorno dentro un bar sulla provinciale. Hanno appena massacrato tutti i soliti avventori soliti del bar: disgraziati, perdigiorno, fannulloni, tossici, etc. Su di loro, inoltre, incombe il pericolo di un’alluvione, lo scoppio di una diga nel paese in cui abitano. L’una delle due ha intenzione di morire nell’alluvione così da non prendersi la responsabilità del crimine che ha commesso davanti alla comunità; l’altra vorrebbe ritornare a casa e confessare tutto al padre e alla polizia pur di non morire annegata. Il tema è proprio quello dell’incapacità di prendersi la responsabilità di muoversi, di cambiare e quindi, per le due ragazze, anche andarsene dal paese.
Come mai avete scelto di partecipare Vestiti della vostra pelle? Che esperienza è stata?
La spinta più grossa è stata lavorare al testo, perché all’inizio ero un po’ in crisi: avevo un’idea, ma non riuscivo a svilupparla. Quindi mi sono detta che partecipare al progetto fosse l’occasione per poterlo fare e soprattutto per potermi confrontare con una persona che mi facesse da guida. Mi sentivo un po’ fragile creativamente rispetto a questo lavoro, non riuscivo a capire che dimensione dargli, come scriverlo, quale direzione prendere. E, in effetti, la residenza mi è stata molto utile principalmente per sviluppare l’idea e concretizzarla, anche se in una versione assolutamente non definitiva. Gran parte della residenza l’abbiamo dedicata alla scrittura, concentrandoci solo alla fine alla messinscena, alla quale ancora adesso stiamo lavorando.
Non vorrei essere retorica, ma l’esperienza di confronto e di lavoro con Andrea Cosentino è stata veramente molto importante e di grande nutrimento creativo.
BAR ITALIA
14 dicembre ore 21.00
Testo e regia Anna Piscopo
Con Anna Piscopo e Ylenia Giovanna Cammisa
Scene Ylenia Giovanna Cammisa
Foto Silvia Garzia
Collaborazione artistica Lamberto Carrozzi
Compagnia BAM Teatro
Brava,ma una persona di merda,rubba agli amici che l hanno aiutata ha pagare l affitto….svariate richieste di riavere indietro i soldi….ti riaggancia…una vera carogna..