Nel periodo Natalizio il popolo napoletano affronta da secoli un dilemma: «A Messa, o a Teatro?», interrogandosi se la Natività si debba andare a vedere in Chiesa o assistendo a uno spettacolo. In particolare con la Cantata dei Pastori Peppe Barra mantiene vivo un rituale popolare da cinquant’anni, riproponendoci dal 21 novembre al 3 dicembre al Teatro Sala Umberto una classicissima-nuova edizione di una messinscena al contempo sacra e profana, comica e commovente.
La Cantata dei Pastori è la storia di due napoletani morti di fame: Razzullo (Peppe Barra) è uno scrivano settecentesco, finito in Palestina per il censimento voluto dall’Imperatore Romano, il secondo è Sarchiapone (Lalla Esposito), povero disgraziato in fuga per un omicidio. Mentre la Vergine Maria e San Giuseppe vagano in cerca di un alloggio dove far nascere Gesù, giungono anche i pastori in attesa del Messia. Una turba di Diavoli si anima sulla scena, contrastati dall’Arcangelo Gabriele, che, oltre alla Sacra Coppia, cerca di proteggere i due malcapitati compagni.
Diretta da Lamberto Lambertini, la Cantata dei Pastori è un’opera intrisa di meraviglia, ispirata all’omonima rappresentazione sacra del XVII secolo, e rispetta la gerarchia del classico presepio napoletano. I protagonisti che però animano la scena nella versione di Barra sono ambigui rispetto al testo originale, tutt’altro che intrisi di intenzioni devozionali; la sua scrittura difatti connota la rappresentazione con toni molto più grotteschi e profani.
Peppe Barra incarna il suo pulcinellesco Razzullo, confermandosi, nonostante l’età avanzata, uno degli ultimi grandi maestri del canto e del teatro popolare italiano. Il grande mattatore della scena è affiancato questa volta da un’accuratissima Lalla Esposito che veste i panni del gobbo e rozzo Sarchiapone. La co-protagonista risulta credibile e convincente grazie non solo alla vistosità del trucco e dei costumi, ma soprattutto per merito di una particolareggiata interpretazione, evidenziando una straripante personalità d’attrice. Al di là della bravura tecnica, la sua intuizione vincente si denota dalla sua capacità di evitare l’imitazione delle interpreti precedenti, gettandosi in una reinvenzione del tutto autonoma essendo anche una cantante professionista.
Alla base della scena continuamente animata vi sono solo sei attori che impersonano più ruoli, come le compagnie di giro di un tempo, basate sul fare da sé con poco. La Cantata che ci propone oggi Barra ha l’onere di essere un concreto esempio di prosecuzione della tradizione della Commedia dell’Arte. Elevata a una recita intrisa di colore, fantasia, e buoni sentimenti, gli elementi della farsa risultano vincenti nello spettacolo: la storpiatura delle parole e i volgari doppi sensi non consistono in un caduta di stile, bensì sono congeniali alla leggerezza dei personaggi. Come Razzullo, che negli scambi con Sarchiapone, si abbandona alla sua natura dialettale e scurrile, ma sempre in maniera ilare e gradevole, rievocando il gioco della canonica coppia del comico e della “spalla”. Era prevedibile come la maestria irresistibile di Peppe Barra portasse a sfiorare i limiti del surreale. Dalla sua lucidità recitativa si evince tutto l’amore e la coerenza che l’hanno ispirato.
Il testo dello spettacolo prevede anche momenti in dialetto napoletano antico, tratti integralmente dal testo originale settecentesco, per cui la comprensione risulta a volte difficile, seppur non di primaria importanza: l’atmosfera sognante, la melodia del dialetto stesso e le musiche dal vivo rendono lo spettacolo, adatto a qualsiasi tipo di pubblico. L’allestimento di Carlo De Marino sussiste in un suggestivo teatrino di cartapesta, con funi e scalette ben in vista e sagome di cartone dipinte raffiguranti Maria, Giuseppe e il Bambinello. Lontano da un fittizio realismo, la scena si presenta sinceramente come pura rappresentazione. La regia di Lambertini si impone dunque come coerente e decisa avendo ricreato un ambiente leggero e giocoso in una dimensione sognante e fiabesca. La rappresentazione rende omaggio a una tradizione teatrale necessaria da onorare, esaltando la semplicità umana nella sua dimensione più fragile e precaria.
CANTATA DEI PASTORI, Per la nascita del verbo umanato
Regia di Lamberto Lambertini
Con Beppe Barra, Lalla Esposito
e con Luca De Lorenzo, Serena De Siena, Massimo Masiello, Antonio Romano, Rosalba Santoro
Musicisti Pasquale Benincasa (percussioni), Giuseppe Di Colandrea (clarinetto), Agostino Oliviero (violino e mandolino), Antonio Ottaviano (pianoforte)
Musiche Giorgio Mellone
Scene Carlo De Marino
Costumi Annalisa Giacci
Luci Luigi Della Monica
Aiuto regia Francesco Esposito
Organizzazione Chiara Guercia
Produzione Ag Spettacoli e Tradizioni e Turismo, Teatro Sannazzaro
Teatro SALA UMBERTO, direzione artistica Alessandro Longobardi