Dal 21 al 24 marzo 2024 a Trastevere è andato in scena presso il Teatro Argot Studio Vecchi tempi di Harold Pinter, regia di Filippo Gili, con Anna Foglietta, Alessandro Tedeschi e Giulia Perulli, prodotto da Argot Produzioni.
In un’elegante casa di campagna sulla costa britannica nell’Inghilterra del 1970, Kate e Deeley, una coppia sposata si dirà poi da vent’anni, attende l’arrivo di Anna (Foglietta), un’amica di vecchia data della scostante Kate (Giulia Perulli in una delle sue esibizioni migliori). Le due donne non si frequentano da ormai due decadi, tanto che Kate risponde di non ricordare persino le sembianze di Anna alle assillanti richieste di informazioni circa l’aspetto di lei che Deeley non cessa di rivolgerle. Anna è l’unica amica che Kate abbia mai avuto e lui non ne ha mai sentito parlare prima d’ora. Com’è possibile?
Si innesta un fitto interrogatorio tra coniugi che travolge l’osservatore con informazioni centellinate e vaghe a lasciar intuire un’attrazione (sopita?) di natura sessuale fra le due donne.
Anna è la persona con la quale Kate ha condiviso un appartamento nella spumeggiante Londra del boom economico, la sua comparsa sulla scena assorbe su di sé ogni attenzione, tanto da rendere tangibile il disagio di Deeley, un impeccabile agitato Tedeschi, che passa da una curiosa giocosità ad una feroce invettiva nei confronti di colei che percepisce come un pericolo per la stabilità del proprio matrimonio.
Ma l’intreccio è molteplice e seguendo la logica del pinteresque, anche la conclusione non renderà chiara la conta di amanti e amati.
Old times è un testo che interroga la realtà senza la pretesa di ottenere risposte reali.
Lo spettatore viene costantemente indotto a scontrarsi con l’inconoscibilità del vero, che in Pinter si traduce nell’impossibilità di accedere al passato come esperienza univoca.
Attraverso dialoghi serrati e pause vischiose affiora forte il non detto, metro di passaggio dalla commedia della minaccia alla commedia della memoria, nella quale si avverte l’influenza di Beckett, con cui l’autore stringe una forte amicizia nel corso della sua vita, e di Proust, sulla figura del quale il regista stende una drammaturgia nel 1978, che non verrà messa in scena prima dell’avvento del secondo millennio.
Anche la scenografia di Gili per Vecchi tempi, come quella originale, risulta essenziale: un divano, una finestra sul mare e alcuni sgabelli immersi nel nero dell’Argot Studio. L’oblio della parola – la mutezza data dalla duplicità del significato – è il vuoto dello spazio attraverso cui si muovono i tre personaggi.
Nessun orpello è necessario alla dialettica del taciuto, la trama si manifesta e nega se stessa attraverso le memorie di Deeley, Kate ed Anna, rimasti intrappolati nella soggettività come unica possibile modalità di rievocazione del vissuto. Alcuna certezza è verosimile nel mondo contemporaneo, il dogmatismo del pregresso è un’ illusione, all’essere umano non rimane che soccombere alla nevrosi.
VECCHI TEMPI
di Harold Pinter
con Anna Foglietta, Alessandro Tedeschi e Giulia Perulli
regia Filippo Gili
produzione Argot Produzioni