Luca De Fusco dirige Così è (se vi pare), bella rilettura del testo del drammaturgo siciliano Luigi Pirandello. Scenografia imponente e una compagnia di valore: Eros Pagni/Lamberto Laudisi, Anita Bartolucci/Signora Frola, Paolo Serra/Consigliere Agazzi, affiancato dalla consorte di scena Lucia Rocco nella signora Amalia, e Giacinto Palmarini nel ruolo del Signor Ponza.
Così è (se vi pare), titolo usato e abusato divenuto perfino frase idiomatica, torna al Teatro Argentina fino al 14 aprile.
Il protagonista, Laudisi, è da subito presentato come la coscienza sadica dei pettegolezzi provinciali: vestito di bianco, spicca su un palco altrimenti immerso nel buio.
Fin dalla prima scena, che lo mostra comodamente seduto su una poltrona alla sinistra dello spazio scenico, si distingue evidentemente dalla società provinciale, piccolo-borghese, a cui appartengono tutti gli altri personaggi dell’opera: una folla assetata di pettegolezzi, alla ricerca spasmodica della verità, che si materializza in una grigia massa, sul lato opposto del palco.
La storia ruota intorno al subbuglio, e all’alone di “mistero”, generati, in una cittadina di provincia del sud Italia, dall’arrivo del signor Ponza, nuovo impiegato del consigliere comunale locale Agazzi, e della signora Frola, suocera di Ponza.
Intorno ai due, di cui si sa solo che sono superstiti di un recente terremoto nella Marsica, cominciamo da subito a girare delle voci, che riguardano soprattutto la vita coniugale di Ponza.
Nessuno infatti ha mai visto la moglie del nuovo impiegato.
A intorbidire le sorgenti del pettegolezzo, interviene anche il comportamento dei due: il signor Ponza, che alloggia in una palazzina in periferia, ha trovato per la suocera una sistemazione nella palazzina di fronte alla sua, dove va spesso a trovarla, senza però che queste visite siano mai ricambiate.
Questo porta il paese a supporre che Ponza tenga la moglie segregata in casa, non permettendo l’accesso neanche alla madre di lei.
Scambi di accuse tra Ponza e la suocera, che sostengono entrambi la pazzia dell’altro, completano il quadro di un triangolo che conquista l’attenzione del paese, alla ricerca di una verità definitiva, che cancelli tutte le ombre.
E infatti, durante lo spettacolo, una folla sempre più incuriosita e aggressiva, fomentata dagli spettri generati dalle illazioni, che non escludono un possibile rapporto incestuoso tra la suocera e il genero, o qualcosa di ancora peggiore, inizia a indagare ossessivamente sulla vicenda. Come un virus, la diceria si diffonde, fino a contagiare praticamente chiunque, una malattia che diviene incontrollabile.
L’unico a salvarsi dal contagio è Laudisi, che si rifiuta di indagare, cercando di mantenere una distanza anche fisica dal “corpo infetto”, nel tentativo di emanciparsi dalla miseria di quanto ascolta.
Dopo una serie di indagini e interrogatori, che coinvolgono anche le autorità del paese, arriva un finale tutt’altro che consolatorio per i “bravi cittadini” del paese.
Finalmente, essi riescono a vedere la donna del mistero, sebbene interamente coperta da un lunghissimo velo nero e con la voce camuffata da una leggera distorsione.
La donna, però, incalzata dai presenti, lascia tutti a bocca asciutta, trasmettendo, con la sua risposta, l’impossibilità di raggiungere una soluzione. La verità non è un dato di fatto, esiste solo come insieme di versioni soggettive, spesso contrastanti tra loro, irriducibili a una entità unica.
La scenografia è imponente, con la facciata di un palazzo di ispirazione brutalista, ricostruita quasi a grandezza naturale, che svetta dietro una configurazione di poltrone che richiama una sorta di salottino borghese molto stilizzato. Uno spazio claustrofobico, immerso nel buio, fatta eccezione per gli occhi di bue che illuminano a fasi alterne Laudisi, la folla, il microfono al centro del palco. Nonostante l’invecchiamento a cui sembrano destinati tanti testi teatrali – che tendono anche a essere evitati, nel momento in cui diventano canonici – si potrebbe dire che questo di Pirandello resti un testo di grande attualità, anche perché tratta un tema universale, legato alla natura stessa dell’essere umano. Probabilmente anche per questo è stato scelto da Luca De Fusco come terreno di sperimentazione. L’allestimento parte, infatti, dalla teoria che Giovanni Macchia formulò attorno al Così è se vi pare diretto da De Lullo, uno dei più compiuti sotto ogni punto di vista, quello in cui diventa più che mai chiaro in Pirandello il senso del teatro come processo.
Nel rispondere agli altri e nel dialogare tra loro, la signora Frola e il signor Ponza non hanno infatti più bisogno di fingere che il pubblico non esista: è anzi proprio al pubblico che parlano, difendendo sé stessi e cercando di dimostrare ciascuno i difetti e la pazzia dell’altro.
Questo processo di messa a nudo di sé e di racconto della propria vicenda è sì una sofferenza atroce, ma allo stesso tempo un bisogno ineludibile, l’unico modo per rivendicare la propria esistenza. Un bisogno che oggi, forse come mai prima, siamo in grado di comprendere e di fronte al quale ci riveliamo vulnerabili, anche a causa della ossessiva esigenza di condivisione a cui ci spinge la dimensione virtuale della nostra socialità. Pirandello, prima di Lacan, aveva già intuito che non raccontarsi è come non esistere e ne aveva presagito le conseguenze, insieme a quelle della morbosa curiosità dello sguardo altrui.
Così è (se vi pare)
Personaggi e interpreti
Lamberto Laudisi Eros Pagni
Signora Frola Anita Bartolucci
Il Signor Ponza Giacinto Palmarini
Il Consigliere Agazzi Paolo Serra
La Signora Amalia Lucia Rocco
Dina, loro figlia Giovanna Mangiù
La Signora Sirelli Valeria Contadino
Il Signor Sirelli Domenico Bravo
Il Signor Prefetto Roberto Burgio
Centuri/cameriere Plinio Milazzo
La Sig.ra Cini/sig.ra Ponza Irene Tetto
scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta luci di Gigi Saccomandi
scelte musicali Gianni Garrera