I masnadieri di Schiller, al Teatro Basilica

I Masnadieri di Michele Sinisi: tenitura sold out al TeatroBasilica

Michele Sinisi è l’uomo che ha portato in scena I Masnadieri di Friedrich Schiller, un’opera giudicata irrappresentabile dallo stesso autore nel 1781. Invece lui l’ha rappresentata sul palcoscenico nudo del TeatroBasilica di Roma per una lunga e ormai insolita tenitura di tre settimane, dall’11 al 28 aprile 2024.

Seduti ai lati della scena, tutti gli attori attendono il proprio turno come anziani in fila alle poste. E quando arriva, ognuno di loro si alza, si presenta al pubblico come se stesso e illustra gli eventi di cui sarà protagonista. Si intuisce, così, da subito, il gioco del regista.

Come egli stesso ha specificato, I Masnadieri è un testo lontano dall’immaginario comune: quando si pensa al teatro, la pièce non compare tra i primi titoli tra i non addetti ai lavori, ma neanche per quelli cresciuti dietro le quinte. Perciò, I Masnadieri è un testo che si presta a manipolazioni, nonostante conservi un’aura di sacralità o, forse, proprio a causa di questo. 

Così, diventa facile attraversare la trama vestendo e svestendo i panni di questo e quel personaggio. I Masnadieri in uno schioppo diventa un vero pezzo di metateatro.

Il Gruppo della Creta, al quale va riconosciuto un coraggio quasi visionario, nell’affrontare il rischio culturale di una produzione con cast tanto numeroso, si diletta nel recitare i protagonisti simbolo dello Sturm und Drang riassestando monologhi e dialoghi all’interno di una nuova logica frammentata, circolare, come le scene che lo spettatore si trova inaspettatamente a rivivere tra un guizzo e l’altro degli interpreti. Gli attori superano di gran lunga il numero di tre unità e già questo basterebbe per fare de I masnadieri una perla rara nella sparuta distesa di rappresentazioni teatrali del 2024, ma di questi, colpisce inoltre l’eterogeneità dei corpi e in particolare, la plasticità di alcuni durante la recitazione.

Nella trama ci sono un padre, il Signor Moor, insieme ai suoi due figli Franz e Karl Moor.

Karl è il primo nato, benedetto dall’amore genitoriale nella sua essenza di eroe puro e romantico, Franz è il secondogenito tirato su all’ombra del germano. Proprio per la sua sete di amore, Franz cresce empio e calcolatore e cercando di eliminare Karl dal cuore paterno, scrive al fratello lettere avvelenate, firmandosi come Sig. Moor. Questo determinerà l’arruolamento dell’eroe destinatario a capo della banda di delinquenti, i masnadieri. L’ingresso di Karl tra le fila dei facinorosi, lo priverà a poco a poco della purezza della quale cantava con orgoglio il padre.

Ma, per Karl, non è solo Franz l’antagonista da affrontare in questa vicenda, c’è anche un machiavellico Spiegelberg pronto a sovvertire l’ordine della banda fino a pagare il prezzo della morte e c’è ovviamente il destino, che obbliga Karl a uccidere l’amata Amalia, per risparmiare la donna dall’onta di vivere accanto ad un avanzo di galera. Questi eventi si susseguono sulla scena in un grande tumulto, a tratti comico e vernacolare, amplificato dall’eco metallica di centinaia di lattine scaraventate a terra a mimare il suono della battaglia e dall’utilizzo DIY di effetti speciali e colonna sonora (I Masnadieri di Giuseppe Verdi). 

La scenografia è una vera chicca nelle mani di Federico Biancalani, a lui si deve la composizione del tableau vivant che mescola la scelta straniante della lettura delle battute di personaggi fin lì parlanti, all’atmosfera funerea recuperata dell’artista belga Berlinde De Bruyckere ­in esposizione presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma con l’opera We are all Flesh – in cui si osservano le carcasse di due cavalli pendere in mezzo a quadri di De Chirico e Balla.

La scelta di affidare ad una voce narrante le parole degli attori nell’ultimo atto apre un nuovo strato di finzione. In questo piano, nemmeno gli interpreti sono più in grado di comunicare per se stessi, ma sono anzi trascinati dalla forza del copione originario, imprigionati nelle battute che Schiller ha scritto per loro. Una privazione di libertà al termine di uno spettacolo che di licenze ne ha rivendicate molte. 

I MASNADIERI

scritto da Friedrich Schiller
regia Michele Sinisi
rielaborazione testuale Michele Sinisi e Tommaso Emiliani
un progetto di Michele Sinisi e Gruppo della Creta
con Matteo Baronchelli, Stefano Braschi, Lorenzo Garufo, Alessio Esposito, Laura Pannia, Amedeo Monda, Donato Paternoster, Jacopo Cinque, Vittorio Bruschi, Gianni D’Addario, Lucio De Francesco
scene Federico Biancalani
costumi Giulia Barcaroli
assistente alla regia Tommaso Emiliani
grafica e comunicazione Cristiano Demurtas
organizzazione Bruna Sdao
produzione Gruppo della CretaElsinor Centro di Produzione TeatraleFattore K.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *