Dal 7 al 19 maggio va in scena al Teatro Vittoria di Roma Le Bal – l’Italia balla dal 1940 al 2001, da un'idea di Jean-Claude Penchenat, con la regia di Giancarlo Fares e le coreografie di Ilaria Amaldi.

Le Bal: l’Italia balla sul palcoscenico del Teatro Vittoria

Dal 7 al 19 maggio va in scena al Teatro Vittoria di Roma Le Bal – l’Italia balla dal 1940 al 2001, da un’idea di Jean-Claude Penchenat, con la regia di Giancarlo Fares e le coreografie di Ilaria Amaldi. Dodici ballerini/attori, un unico spazio: quello della sala da ballo, attraversata, giorno dopo giorno, da uomini e donne, in una parentesi di svago dalla quotidianità.

Esistono tanti modi per narrare la storia di un paese. Tra questi, ce n’è uno poco convenzionale, originale: il ballo. Non un ballo qualsiasi, ma quello di balera, il luogo che ha caratterizzato lo svago degli italiani per decenni, dagli anni del ballo da sala a quelli delle moderne discoteche. Le Bal – l’Italia balla dal 1940 al 2001, uno spettacolo ideato da Jean-Claude Penchenat, che nel 1983 fu di ispirazione per il film Ballando Ballando di Ettore Scola, è sulle scene italiane dal 2016, nella frizzante versione diretta da Giancarlo Fares.

Un gruppo di donne fa ingresso sul palcoscenico: ognuna viene avanti, verso il pubblico, ma in realtà verso un immaginario specchio, controlla se il trucco è a posto per poi sedersi sulle sedie poste ai lati. Una indossa un vestitino anni Cinquanta, un’altra un tailleur pantalone, un’altra ancora un lungo abito a fantasia anni Settanta. Appena entrano gli uomini, le quattro coppie iniziano a danzare sulle note di celebri canzoni italiane. È così che si svolge il breve prologo di introduzione allo spettacolo, che intreccerà sapientemente l’ambiente della balera agli avvenimenti salienti del nostro paese. Nell’assenza totale di parole e dialoghi, saranno il ballo e la musica i veri protagonisti.

Un rapido cambio d’abito, e si parte dagli anni Quaranta, nei quali in scena risuonano musiche come Il Tango delle Capinere o Maramao perché sei morto, lasciando però in breve tempo il posto a marce di stampo fascista come Giovinezza. La magia del ballo di balera viene infatti rapidamente interrotta dall’irruzione di una severa fiduciaria che distribuisce cartoline di propaganda, e, successivamente, dallo scoppio della guerra. Sotto i bombardamenti, la balera si trasforma drammaticamente in un rifugio, quel luogo in cui le donne devono lasciar andare i propri uomini, senza la sicurezza di rivederli. La messa in scena esprime, grazie alla musica e alla forte espressività mimica della compagnia di attori, tutta la disperazione che la guerra arreca alle persone, agli uomini e alle donne, in un vortice tragico di emozioni contrastanti.

Dopo la parentesi rock’n’roll dei Cinquanta, i coloratissimi anni Sessanta sono rappresentati come un frizzante dancing balneare, sulle note dei successi estivi di quegli anni, Tremarella di Edoardo Vianello, il Geghegè di Rita Pavone, o ancora Jimmy Fontana con la sua Il mondo, che fu, nel 1965, anche colonna sonora del film cult L’Ombrellone di Dino Risi. Lo spettatore è subito immerso in un quadro che riporta alla classica e spensierata villeggiatura estiva, tipica degli anni del grande boom economico.

E poi gli anni di piombo, gli anni Settanta, con l’ipnotica voce di Mina sulle note de L’importante è finire, nei quali ogni attore interpreta un personaggio tipo di quell’epoca, dal più frivolo al più cupo, seguiti subito dagli esplosivi anni del cosiddetto «reflusso», gli Ottanta, ambientati in un club privato, e così via fino all’11 settembre 2001. La musica è cambiata, ora si sente tramite cuffiette, ognuno per sé. Eppure tutto il mondo sembra sentire, nello stesso istante, il rombo dei due aerei che colpiscono le Torri Gemelle.

Uno spettacolo che alterna gag comiche mimate a momenti di pura coreografia, in cui ogni attore della compagnia cambia, quadro dopo quadro, abito e personalità. Un vortice continuo di successi musicali, ben noti allo spettatore, contribuisce a far immedesimare il pubblico negli eventi caratterizzanti sessant’anni di storia che, in un modo o nell’altro, tutti hanno vissuto o quantomeno conosciuto. Un brioso racconto corale che ruota intorno a un tema portante che unisce tutti: il ballo. E sarà proprio quest’ultimo a far chiudere il cerchio, a far riemergere i sentimenti delle coppie e la loro voglia di vivere.

La regia, a cura di Giancarlo Fares, traspone lo spettacolo di Jean-Claude Penchenat in un’Italia prima ferita e poi di nuovo viva, in una realtà variegata, caratterizzata dal tragico e subito dopo dal frivolo. Temi scottanti come il fascismo, il terrorismo, la mafia, si susseguono in un continuo cambio di scena in cui non viene pronunciata nemmeno una parola, eppure per lo spettatore, decennio dopo decennio, è tutto così chiaro: l’importante è continuare a ballare.


Le Bal – l’Italia balla dal 1940 al 2001

da un’idea di Jean-Claude Penchenat
regia di Giancarlo Fares
coreografie Ilaria Amaldi
con Giancarlo Fares e Sara Valerio
e con Riccardo Averaimo, Giulia Bellazoni, Alberta Cipriani, Manuel D’Amario, Alice Iacono, Francesco Mastroianni, Pierfrancesco Perrucci, Maya Quattrini, Pietro Rebora, Viviana Simoni
light designer Alessandro Greco
sound designer Giovanni Grasso
scene e costumi Saval Spettacoli
sarta di scena Marina Sarubbo
produzione Compagnia Mauri-Sturno, Lea production, Saval Spettacoli

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