Dal 21 al 26 maggio è andato in scena l’ultimo spettacolo della stagione 2023/2024 al Teatro Vascello di Roma. Una fresca versione de La Maria Brasca di Giovanni Testori, prodotta dal Teatro Franco Parenti e dalla Fondazione Teatro della Toscana, e diretta da Andrée Ruth Shammah, che immerge lo spettatore nel Nord Italia di sessant’anni fa, nella storia d’amore e di vita quotidiana dell’omonima protagonista, interpretata da Marina Rocco.
Maria Brasca, anzi, “La” Maria Brasca è una donna che vive nella periferia milanese degli anni ’60. Lavora in un “fabbricone” di calze, e condivide la casa con sua sorella Enrica e con il marito di quest’ultima, Angelo. In sala risuona Quella cosa in Lombardia di Enzo Jannacci, il noto cantautore strettamente legato all’ambiente milanese. Si alza il sipario, ha inizio l’azione, che si svolgerà quasi interamente nel grande spazio sul retro della casa: un cortile, luogo degli incontri tra Maria e il suo “bijoux”, il suo fidanzato Romeo. A questo ambiente si alterna quello dell’appartamento nel quale vive la protagonista, incorniciato nel fondale della scenografia come una stanza di una casa di bambole. Un modesto appartamento dal sapore neorealista, nel quale la quotidianità dei suoi abitanti è scandita dal continuo passaggio di treni che fanno vibrare le pareti, come a segnare lo scorrere delle ore.
Giovanni Testori compone La Maria Brasca nel 1959, e negli anni si sono distinte nel ruolo della donna attrici del calibro di Franca Valeri o Adriana Asti. Nel 2023, Andrée Ruth Shammah riprende in mano la regia di questo spettacolo, che vede stavolta protagonista Marina Rocco insieme a Mariella Valentini, Luca Sandri e Filippo Lai. Tra le note di 24mila baci di Adriano Celentano, ora canticchiate dai personaggi, ora diffuse dalla radio della cucina di Maria, prende vita la storia di una donna che sa quel che vuole, e che lotterà con le unghie e con i denti per ottenerlo.
Interamente recitato con uno spiccato accento meneghino, a sottolineare l’ambientazione della storia, lo spettacolo si presenta ricco di dialoghi tra la protagonista e gli altri personaggi, e di a parte rivolti al pubblico come una moderna Locandiera goldoniana. Spiccata è anche la componente fisica, in particolar modo durante gli incontri tra i due amanti, caratterizzati, almeno nel primo atto, da un forte eros e dalla travolgente vitalità della donna, convinta di aver trovato finalmente un uomo di cui è innamorata. Lo spazio è giocato sui toni del grigio del cemento, di cui sono fatti i palazzi, alternato al marrone delle foglie che uno stanco spazzino rastrella di continuo. Le uniche macchie di colore nella fredda periferia milanese sembrano essere i delicati vestitini dai toni pastello che Maria indossa nei momenti di svago.
Marina Rocco è una frizzante Maria Brasca che domina totalmente la scena: canticchia i successi del momento, sale e scende dalla sua abitazione, esce dallo spazio scenico, varcando la convenzionale quarta parete, per interloquire direttamente col suo pubblico – che diventa all’occorrenza anche personaggio –, dimostrando una singolare padronanza del corpo e del ruolo che interpreta. Un riflettore segue sempre la sua presenza in scena, accentuandone il ruolo di protagonista in una trama ricca di parole che coinvolge lo spettatore nella vita della Maria Brasca. Quello che Marina Rocco porta in scena è un personaggio femminile forte, ma allo stesso tempo dolce, che difende la sua libertà dalle malelingue che l’hanno sempre giudicata, fino ad affermare la sua dignità e la sua forza nella tenace riconquista dell’uomo che ama. Diametralmente opposta appare, per buona parte della messa in scena, Enrica, il personaggio interpretato da Mariella Valentini, rassegnata e abituata alla sua vita e ai continui tradimenti del marito, e che sorregge i piatti mentre le pareti vibrano così come sorregge, seppur apparentemente nell’ombra, la sua famiglia.
La regia mette in luce, attraverso l’alternanza di quadri, le scene di intimità quotidiana nell’angusto spazio della casa in cui vivono la protagonista e i suoi familiari, e quelle di vita sociale e pubblica che Maria conduce. Ricca di dialoghi tra i personaggi, la messa in scena riesce a mettere a parte lo spettatore anche di ciò che non è mostrato esplicitamente in scena: non vedrà mai fisicamente il “fabbricone”, o il personaggio di Renata – la rivale in amore –, ma questi elementi saranno comunque perennemente presenti attraverso la deissi spazio-temporale esplicata dai dialoghi e dall’azione scenica.
«Finalmente un complimento anche a ‘sta povera Brasca qua!»
-Maria Brasca
La Maria Brasca
di Giovanni Testori
con Marina Rocco, Mariella Valentini, Luca Sandri, Filippo Lai
regia Andrée Ruth Shammah
uno spettacolo di Andrée Ruth Shammah
scene Gianmaurizio Fercioni
costumi Daniela Verdenelli
luci Oscar Frosio
musiche Fiorenzo Carpi
riallestimento a cura di Albertino Accalai per la scena e Simona Dondoni per i costumi
assistente alla regia Diletta Ferruzzi
pittore scenografo Santino Croci
direttore di scena Mattia Fontana
macchinista costruttore Marco Pirola
macchinista Giulio Cagnazzo
elettricista Gianni Gajardo
sarta Giulia Leali
scene costruite presso il Laboratorio del Teatro Franco Parenti
produzione Teatro Franco Parenti, Fondazione Teatro della Toscana
si ringrazia Pinina Carutti per il suo sguardo colto e profondo