Compagnia-Excursus-Quadri2

Tendance Festival di danza 2024: diario di bordo #4

Il linguaggio nascosto dell’anima: quadri

di Francesco D’Antonangelo

Quadri è andato in scena il 18 maggio, presso l’OperaPrima teatro di Latina, durante il Festival TENDANCE, che ormai, ogni anno, presenta il suo vasto e colorito programma nella città, valorizzando le più abili capacità degli artisti e delle artiste, mettendo in scena la coreografia realizzata da Ricky Bonavita, nonché direttore artistico dello stesso festival.

Lo spettacolo mette in risalto il lavoro coreografico ed estetico di Ricky Bonavita, creando un’aura onirica dominata da corpi dinamici e da linee astratte e fuggevoli, con l’intento di narrare i vorticosi rapporti interpersonali. Per dare vita a ciò il coreografo si è concentrato sull’espressività dei gesti  dell’artista tale da permettere allo spettatore di percepire le sensazioni e le emozioni tramandate dalla circostanza. 

Lo spettacolo è strutturato in due soli e un passo a due, sullo sfondo di musiche contemporanee, dove i diversi protagonisti danno luogo ad azioni sceniche in continuo divenire, ma pur sempre collegate tra di loro, conferendo un’armonia unica nel suo genere. 

Nella sua forma più generale, l’interesse di Ricky Bonavita verso il movimento, è un interesse puro, incontaminato, chiaro, definito, che ci restituisce l’energia e la determinazione della sua integrità come coreografo. Ogni movimento ha il significato di sé stesso senza le sovrastrutture dettate dal simbolismo, dalla narrazione, dalla necessità di “giustificare” il movimento stesso, lasciando allo spettatore la capacità di trarre il proprio messaggio “catartico”. Ed è ciò che ha reso il movimento leggero, semplice, sempre nuovo e diverso, allo stesso tempo necessario, complesso e ponderoso. 

Il movimento, nei due assoli del danzatore Andrea Di Matteo e della danzatrice Francesca Schipani, è molto rigido, teso, schematico in un’alternanza di chiusure e aperture, come un fiore nei due momenti dello sbocciare e dell’appassire, provocando il risveglio di un sentimento o di una disposizione dell’animo nello spettatore. Questi movimenti stretti, quasi soffocanti, sono espressione di un dissidio interiore, che viene meno attraverso un’improvvisa esplosione, caratterizzata da ampi, liberatori ed espressivi gesti, che vengono avvolti dalla luce, come fosse un vestito, nella cornice coreografia.

Lo stesso Cunningham, celeberrimo danzatore e coreografo statunitense, riguardo lo spazio occupato dal danzatore, sul quale si fa protagonista sulla scena come singolo, affermava:

«L’esplorazione dello spazio, le potenzialità di ciascuno dei suoi punti, portano all’assenza di priorità, che ripropone allo spazio la tridimensionalità ed al corpo del danzatore la figura a tutto tondo. 
L’azione è ovunque, e la percezione dello spettatore è sollecitata da ogni parte, il danzatore stesso offre il suo corpo interamente allo sguardo dello spettatore. 
La destabilizzazione dello spazio e la dispersione dei danzatori porta ciascuno di loro alla dimensione di solista. Non è più possibile pensare ad un centro, poiché vi sono molteplici centri. Tutti sono contemporaneamente al centro del proprio centro, in una continua assenza di centro»

È proprio l’assenza di centro a “deconcentrare” lo spettatore, o meglio a ridare allo spettatore il libero arbitrio, la possibilità di scegliere dove indirizzare il suo sguardo. Un effetto, che si percepisce durante l’azione scenica, di straniamento, di disorientamento coinvolge i danzatori come lo stesso pubblico.

Un altro aspetto emergente, che si può notare, è come il tappeto sonoro venga messo in relazione con l’azione delle danzatrici e del danzatore, favorendo una dimensione scandita dal ritmo musicale  che, allo stesso tempo, si rispecchia con la gestualità sostenuta ma vibrante, caratterizzata da scuotimenti e contorsioni. 

Si comprende come il ritmo cambia, dunque, e orienta il movimento, stabilendo successione, durata, accenti e pause, grazie anche al mutamento di tonalità della partitura musicale che corona la relazione tra corpo e spazio.

In tal senso, è significante evidenziare come, nel momento in cui ci sono sulla scena i due danzatori Andrea Di Matteo e Claudia Pompili, i movimenti, ora distanti, ora complementari, ora specchiati, suscitino nell’animo dello spettatore un sentimento di irrequietezza e agitazione, alternato a un sentimento di calma e serenità; tutto questo viene enfatizzato da una melodia di sottofondo che delinea questa concatenazione e questo intreccio di corpi, perfettamente, fluidi, uniformi e, a volte, percussivi, che “colorano” la scena. 

In conclusione, questa coreografia è stata capace di scuotere gli animi, come fa un quadro dipinto da un pittore e come affermava la straordinaria Pina Bausch:

«Certe cose si possono dire con le parole, altre con i movimenti, ma ci sono anche dei momenti in cui si rimane senza parole, completamente perduti e disorientati, non si sa più che cosa fare. A questo punto comincia la danza».


Quadri

coreografia Ricky Bonavita
danzatori Andrea Di Matteo, Claudia Pompili, Francesca Schipani
produzione PinDoc
con il sostegno di MiC e Regione Siciliana

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *