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Tendance Festival di danza 2024: diario di bordo #6

di Alessia Finocchiaro

tendance festival

Puzzle è il titolo della performance con la quale si è aperta la terza giornata di TenDance 2024, festival di danza contemporanea che ha visto coinvolto il territorio pontino dal 16 al 26 maggio 2024. La rappresentazione ha avuto luogo domenica 19 maggio, ore 19.30, presso OperaPrima Teatro, centro culturale del capoluogo di provincia. La produzione del pezzo è di ResExtensa, una compagnia di danza contemporanea e Centro Nazionale di Produzione della Danza riconosciuta dal Ministero della Cultura e dalla Regione Puglia.  

Di Elisa Barucchieri sono l’ideazione e la creazione, mentre la coreografia è frutto di un lavoro comune tra lei e i danzatori e le danzatrici, i quali hanno partecipato attivamente alla composizione dell’opera. Si è iniziato a lavorare su Puzzle in un contesto ancora fortemente condizionato dalla pandemia da Covid-19: era avvenuto il ritorno in teatro ma con una serie di difficoltà pratiche e restrizioni, prima fra tutte l’eventualità di dover sostituire, magari all’ultimo, i performer nel caso si ammalassero o risultassero positivi ai tamponi effettuati per prevenzione. A questo tipo di problematicità si aggiungeva il centenario della nascita di Italo Calvino, scrittore dal quale si prende ispirazione per le modalità d’approccio al processo creativo e all’esibizione, con leggerezza e precisione. Così, per non dover affrontare continue sostituzioni, Elisa Barucchieri decide di concepire la performance come un vero e proprio puzzle di artisti, lavorando su coreografie specifiche con persone specifiche: cambiano gli interpreti e cambia anche la storia. Tale modalità narrativa richiama l’espediente letterario che Calvino stesso sperimenta nei due romanzi brevi Il castello dei destini incrociati e La taverna dei destini incrociati, nei quali al variare delle carte in tavola mutano anche i racconti, ricchi di intrecci e riferimenti. Dalla combinazione di un problema reale e un’ispirazione artistica parte l’approfondimento e lo studio, scavando nel significato di parole come leggerezza, rapidità, esattezza, molteplicità, coerenza. La ricerca dietro ai vocaboli, realizzata singolarmente da ciascun danzatore o danzatrice, è stata poi tradotta collettivamente in movimento, combinando sensi e punti di vista. Se all’inizio si trattava di un progetto estremamente dinamico, caratterizzato da una coreografia flessibile che variava a seconda del cambio interpreti, con il tempo si è giunti alla realizzazione di formule fisse che hanno trovato una propria strada, come quella portata in scena a Latina. Inoltre, ciò ha permesso di approfondire e curare al meglio la drammaturgia.  

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La rappresentazione proposta vede protagonisti un danzatore e una danzatrice, Moreno Guadalupi e Fabiana Mangialardi, che si esibiscono con il solo ausilio di teli scuri. Questi sono concepiti per ingannare l’occhio dello spettatore, il quale al principio individua i due danzatori celati dai teli come se fossero un’unica figura. Inizialmente i due performer si alternano sulla scena: compiono movimenti ampi, intrecciandosi e liberandosi dai teli, seguendo la musica che cambia frequentemente ritmo. Oltre quest’ultima, in sottofondo, si percepiscono frasi e parole pronunciate da una voce femminile, delle quali non sono riuscita a cogliere perfettamente il significato ma che contribuiscono a distaccare lo spettatore dalla realtà, trasportandolo in una dimensione altra e coinvolgendolo per quanto riguarda l’aspetto auditivo. Il teatro buio e il gioco di ombre e figure colpiscono invece la vista, rendendo nella totalità l’atmosfera intima e cupa. I movimenti del danzatore e della danzatrice, quando sono soli sulla scena, appaiono complessi e vigorosi. Tuttavia, singolarmente, emerge la loro incompletezza: sembra che il telo abbia la funzione di nascondere una tale mancanza, che però risulta agli occhi di chi osserva.  Si percepisce l’introspezione e la ricerca di qualcosa, che trova completa realizzazione quando danzatore e danzatrice si esibiscono contemporaneamente. Gesti complementari e scoperta reciproca fanno esclamare interiormente allo spettatore «Finalmente si sono ritrovati!». Dopo aver preso atto di questo, non si può che osservare con meraviglia due corpi che si incastrano, anelandosi vicendevolmente.  

È stato possibile analizzare la dinamica del duo, questa volta completamente al maschile, in un’altra performance del festival: IMAGO, il 24 maggio al Teatro Fellini di Pontinia, interpretata da James Pett e Travis Clausen-Knights, della compagnia PCK Dance. In questo caso, volendo fare un confronto tra le rappresentazioni anche se totalmente divergenti tra di loro, le due entità si trovavano in una fase successiva del rapporto, come se dopo l’incontro, la scoperta e il raggiungimento di un equilibrio quest’ultimo si rompesse e si giungesse al conflitto.

monica irma ricci

Non si tratta più di essere complementari e incastrarsi ma di una parte che prevale sull’altra imponendo, spesso con una sottile violenza, la propria volontà. I movimenti conservano la loro bellezza e grandiosità ma in questo ambito si caricano di emozioni negative: se da OperaPrima lo spettatore esce un po’ frastornato dall’atmosfera irreale ma pieno di contentezza per la scintilla nata dal contatto tra due corpi, dopo l’esibizione al Fellini non si può che tornare a casa con una consapevolezza diversa, consci che un puzzle funziona solo se ci si completa a vicenda, abbandonando qualsiasi logica di prevaricazione.  


PUZZLE 

ideazione e direzione ELISA BARUCCHIERI 
danzatori e creatori MORENO GUADALUPI, FABIANA MANGIALARDI 
produzione ASSOCIAZIONE CULTURALE RESEXTENSA  

IMAGO  

di e con JAMES PETT e TRAVIS CLAUSEN-KNIGHT 
musiche originali SEAN PETT 
light design TRAVIS CLAUSEN-KNIGHT 
set design MECHANICAL CREATIONS

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