Pezzi: atrofizzare l’umanità
di Giulia Tardi
Paola Bianchi ha presentato “Pezzi” al Museo MADXI di Latina il 25 e 26 maggio, nell’ambito di TenDance – festival di danza contemporanea, proponendo una riflessione intensa sulla forma più dolorosa di disumanizzazione: la spersonalizzazione dell’essere umano, contestualizzata nella deportazione nazista, ma straordinariamente attuale.
Il rumore di un treno che desta il sentore di una quasi certa, irragionevole condanna a morte è uno dei pochi suoni udibili sulla scena. Dopodiché, il silenzio, quel silenzio che spesso porta all’ignoranza e, ancora, all’annientamento. Il resto sono rumori, il più toccante, il dilaniante fruscio stridente dei corpi a terra in movimento che cigolano come farebbero gli ingranaggi di una macchina, dei “pezzi” in movimento. I corpi delle interpreti Barbara Carulli e Valentina Foschi danzano, si divincolano, incasellate in delle zone precise della scena delimitate da linee e definite da numeri. L’intento forse è quello di rappresentare l’identità vera che fu tolta e poi quantitativamente riattribuita in modo caino come principio di depersonalizzazione di un io ritenuto troppo caratterizzante per un individuo non meritevole della minima considerazione, in un grigiore scenico e dei costumi che descrive lo stato d’animo (o per meglio dire simil-vegetativo) di coloro che furono (sono) privati di un’umanità concessa solo a chi gode del privilegio, chi è in cima ad una classifica falsamente pre-stabilita a convenienza dal dogma. I due corpi comunicano attraverso la danza, non parlano, si muovono in ogni modo possibile, si ribellano all’algida reclusione che li colpisce pur non avendo alcun mezzo, alcuna forza per fuggire; forse l’unica salvezza è negli auricolari che indossano in cui Paola Bianchi detta i movimenti che le interpreti riprodurranno in una verosimile improvvisazione. L’auricolare rappresenta la parola, l’atto di tramandare, di non ignorare, l’unico mezzo che può salvare dalla sistematica replica della deumanizzazione che costantemente colpisce e dilania. L’esibizione è tremendamente attuale, un parallelismo toccante, una critica alla cecità che oggi come ieri l’uomo non smette di accantonare, all’indifferenza che mette da parte la collettività per fare spazio ad una società sempre più individualista nella quale veniamo risospinti senza meta e senza scopo, spettatori anonimi, negligenti nel mettere in discussione la realtà come ci si presenta (o come ci viene presentata).
Pezzi (1-2-3-4)
concept e coreografia PAOLA BIANCHI
danzato e creato da BARBARA CARULLI e VALENTINA FOSCHI
sound design STEFANO MURGIA
costumi PIANOB
produzione PINDOC
coproduzione LIBERTY / STAGIONE AGORÀ
con il contributo di MIC e Regione Siciliana
realizzato nell’ambito del progetto VOCI DALLA STORIA ideato da Liberty e sostenuto da Unione Reno Galliera, Città Metropolitana di Bologna, Comuni di Baricella, Granarolo dell’Emilia, Malalbergo e Minerbio, Parco della Memoria Casone del Partigiano “Alfonsino Saccenti”, con il contributo di REGIONE EMILIA ROMAGNA