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La Bella Addormentata: Jean-Guillaume Bart riprende un classico di repertorio per il Teatro dell’Opera di Roma

Dopo i successi de Lo Schiaccianoci e Il Lago dei Cigni, andati in scena rispettivamente lo scorso dicembre e lo scorso giugno, al Teatro dell’Opera di Roma è la volta de La Bella Addormentata. Nato anch’esso dal sodalizio tra P.I. Tchaikovsky e M. Petipa, il balletto viene riproposto al pubblico romano nella versione del coreografo ed ex danseur étoile Jean-Guillaume Bart, in collaborazione con Clairemarie Osta e Gillian Whittingham, dal 14 al 22 settembre.

La stagione ballettistica 2023/24 del Teatro dell’Opera di Roma è stata caratterizzata dalla triade prodotta, tra il 1877 e il 1893, dal coreografo francese Marius Petipa e il compositore russo Pëtr Ilic’ Tchaikovsky. La Bella Addormentata andò in scena per la prima volta nel 1890 al Teatro Marinskij, all’epoca uno dei Teatri Imperiali di San Pietroburgo, con protagonista l’italiana Carlotta Brianza. Divisa in un prologo e tre atti, la storia è quella della principessa Aurora, che, nel giorno del suo sedicesimo compleanno, si punge con un fuso portato di nascosto dalla malvagia Carabosse  ̶  irritata per il mancato invito al battesimo della principessa  ̶ , cadendo in un sonno profondo lungo cento anni. Sarà il principe Desiré, cento anni più tardi, a trovarla, grazie all’aiuto della Fata dei Lillà, e a farla risvegliare.

Si alza il sipario del Teatro Costanzi, un breve flashback introduce la storia: siamo nel palazzo del Re Florestano, nel XVII secolo, e una delle dame di corte viene cacciata in malo modo da quest’ultimo. È proprio lei, Carabosse. Si spandono subito le celebri note che accompagnano il prologo. In una cornice dal sapore secentesco, dame e cavalieri fanno il loro ingresso alla festa per il battesimo della piccola principessa. Ogni atto, in questa versione di Jean-Guillaume Bart, è giocato su un tono di colore: si parte dal prologo, dal bianco, che caratterizza gli abiti e le parrucche degli invitati, e dal verde, colore predominante in tutte le sue sfumature nei costumi delle fate. Il primo atto, nel quale spicca la protagonista Aurora, è invece caratterizzato dai toni del rosa e del rosso. Interessante è, nel terzo atto, l’atmosfera nevosa nella quale sono immersi i personaggi, come in un racconto ottocentesco di Charles Dickens. Bart propone, a questo punto della vicenda, un vero e proprio atto bianco: le creature del bosco che fanno da corpo di ballo alla protagonista, sono infatti vestite di un bianco quasi argenteo, strizzando l’occhio al valzer dei fiocchi di neve de Lo Schiaccianoci.

L’ultimo atto è, da repertorio, dedicato in particolar modo alle numerose variazioni eseguite dai personaggi invitati al matrimonio dei protagonisti. Bart riprende fedelmente la sensazione di suspense  ̶  fortemente voluta già da Petipa  ̶  che il divertissment crea prima dell’ingresso di Aurora e Desiré, attraverso l’inserimento di tutti i personaggi delle fiabe che prenderanno parte alla cerimonia. Cappuccetto Rosso, Il Gatto con gli Stivali, La Principessa Florine, e perfino Cenerentola, contribuiscono, attraverso i loro celebri brani danzati, a rendere gioiosa l’atmosfera di festa alla quale si assiste nel terzo atto della storia. Un trionfo di colori, di puro balletto.

Nella replica del 20 settembre, a vestire i panni di Aurora e Desiré sono i primi ballerini Marianna Suriano e Claudio Cocino. La grazia e la precisione dei movimenti della prima si sposano armoniosamente ai virtuosismi tecnici del secondo; va ricordato che, nel 2017, Cocino è stato nominato primo ballerino proprio al termine di una delle repliche de La Bella Addormentata di Bart. Suriano riesce a interpretare un’Aurora fresca e giovane, impeccabile dal punto di vista tecnico. Allo stesso tempo, Cocino mette in luce tutta la padronanza del corpo di un primo ballerino, in particolar modo nell’esecuzione dei passi a due, tenendo conto anche dell’espressività e della mimica richieste dal suo personaggio.

La Carabosse di Bart, ossia Roberta Paparella, balla sorprendentemente sulle punte. Solitamente infatti, questo personaggio è quello che si definisce un mimo, un interprete che si limita alla gestualità necessaria per portare avanti il racconto. Il più famoso ad aver ricoperto il ruolo di Carabosse, che da tradizione è rappresentata in scena da una figura maschile en travesti, fu Enrico Cecchetti, proprio nel 1890, anno di creazione del balletto. Paparella porta sulla scena una Carabosse vigorosa e tenace, che volteggia sulle punte come tutti gli altri personaggi, e che irrompe con un’energia travolgente in scena, pur portando il buio nella luce della festa.

Jean-Guillaume Bart porta in scena una ricca e integrale versione di uno dei balletti più famosi del repertorio accademico, mantenendo fedelmente ogni dettaglio coreografico che lo ha da sempre caratterizzato, dal famoso Adagio della Rosa, al pas de deux conclusivo, senza tralasciare la forte componente mimica necessaria al racconto. Ciò avviene anche attraverso soluzioni di montaggio al limite del cinematografico, come nel caso del flashback iniziale, a spiegare il motivo dell’ira dell’antagonista, o nel breve prologo al terzo atto, nel quale, mentre il principe Desiré e la Fata dei Lillà giungono in punta di piedi nel palazzo dormiente, Carabosse e i suoi scagnozzi, nel bosco, si preparano a raggiungerli.


La Bella Addormentata


Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij
Balletto in un prologo e tre atti
Direttore Kevin Rhodes
Coreografia Jean-Guillaume Bart
Assistenti Coreografo Clairemarie Osta, Gillian Whittingham
Scene e Costumi Aldo Buti
Luci Vinicio Cheli

Aurora
Maia Makhateli 14, 17, 19
Marianna Suriano 15, 18, 20, 21
Flavia Stocchi 22

Principe Désiré
Young Gyu Choi 14, 17, 19
Claudio Cocino 15, 20
Mattia Tortora 18, 21
Alessio Rezza 22

Carabosse
Alessandra Amato 14, 17, 19
Roberta Paparella 15, 20, 22
Annalisa Cianci 18, 21


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