È Prima Nazionale quella di Capitolo due al Teatro Vascello, ultima fatica del regista Massimiliano Civica. In scena dal 12 al 17 novembre, il testo, scritto sul finire degli anni ‘70, inaugura la seconda stagione artistica del drammaturgo americano Neil Simon (1927-2018), a seguito della prematura scomparsa della moglie. Sottile, tagliente e ironico, lo spettacolo è un susseguirsi di situazioni buffe sullo sfondo di tragiche vicende personali.
È un taglio registico preciso quello di Civica: la recitazione robotica, cadenzata da puntuali e fredde pause, e caratterizzata da movimenti quanto mai geometrici e lineari, serve probabilmente ad abbracciare la convenzionalità di quel doppiaggese che altrimenti avrebbe reso lo spettacolo artificioso, “americano”, culturalmente stonato. I personaggi, inoltre, sono immersi in ambienti ordinati, percorrono corridoi invisibili e interagiscono con movenze concordate. Inizialmente tale stile risulta amaro, ma una volta fattaci l’abitudine le battute scorrono e la narrazione prosegue in maniera fluida: la scelta funziona.
«Un uomo semplice, medio, che si fa le tisane e ha le ciabattine»; ecco la descrizione di George, vedovo in visita da uno psicologo e perennemente attorniato da Leo, fratello dai modi libertini che si prende cura di lui. Speculare è la situazione di Jennie, attrice divorziata insidiata dai numerosi tentativi dell’amica Faye di trovarle un nuovo spasimante. Inizialmente riluttanti, i due si trovano presto a condividere momenti insieme fino al matrimonio, che rivelerà le reali identità di entrambi: lei, una donna disposta ad amare senza riserve, e lui, un uomo mangiato dalla nostalgia e dal passato che riesce ad andare avanti solo al prezzo di un po’ di leggerezza.
Lo spazio è diviso in due, e due telefoni fissi, uno per ciascuno, rendono la specularità di una condizione esistenziale. Sono gli attori che producono il suono dello squillo, e ciò rende la situazione ancora più comica. Nello spettacolo le battute, assai numerose ed efficaci, si susseguono velocemente, e il pubblico ride spesso. «Credi nei miracoli?», domanda un attore entrando. «Sì. Tu credi nei saluti?», risponde l’altro. Il testo brilla incastonato nella rigidità dello stile della recitazione. Talvolta dei silenzi, accompagnati da stasi, ritagliano le silhouette degli attori e le proiettano nella sala grazie all’uso delle luci. Un saluto entusiastico, basato sull’agitare meccanicamente i pugni in aria, si ripete identico a se stesso svariate volte tra Jennie e Faye, e genera risa. Alla fine dello spettacolo, Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi di Lucio Battisti, e una luce sui due protagonisti immersi nel buio, chiudono l’ultima scena tra gli applausi.
Il matrimonio, vincolo contrattuale maledetto, lega indissolubilmente due persone. Di fronte alla sua ineluttabilità, si può reagire con la disperazione o con l’indifferenza. Tramortiti dall’entusiasmo, i due si sposano prima di conoscersi, attratti dalla luccicante visione che ognuno proiettava fuori di sé. Subito dopo, già in luna di miele, il luccichio inizia ad affievolirsi, e saltano fuori difetti e zone buie. George è legato al ricordo dell’ex moglie Barbara, e pur di rimanerci attaccato è disposto ad essere crudele verso se stesso, il proprio presente e l’attuale compagna. Sarà l’amore senza freni né censure di Jennie a riportarlo alla realtà, e a saperlo spingere fuori dalla sua nascosta incredulità di fronte alla possibilità di essere felice: bastava allontanarsi per un attimo, fare un giro e far sciogliere i pensieri, per tornare l’uomo affascinante e propositivo che fino a poco fa si era dimostrato. Anche Faye e Leo si toccano nei sentimenti, ma la ricerca di un amore di lei si scontra con l’indifferenza di un uomo dedito solo a sfogare istinti contro cui ha rinunciato a combattere. A differenze della prima, questa seconda storia non finirà bene.
Incorniciata da una recitazione fredda e schematica, la vicenda partorita dalla mente di Neil Simon riesce a scorrere con fluidità ed efficacia. Massimiliano Civica assicura al fiume di parole un argine sicuro, e Maria Vittoria Argenti, Ilaria Martinelli, Aldo Ottobrino e Francesco Rotelli, con i loro corpi e la loro voce, gli forniscono un mezzo per propagarsi fino allo spettatore.
Capitolo II
di Neil Simon
con Maria Vittoria Argenti, Ilaria Martinelli, Aldo Ottobrino, Francesco Rotelli
regia Massimiliano Civica
scene Luca Baldini
costumi Daniele Salernitano
luci Gianni Staropoli
produzione Teatro Metastasio di Prato in corealizzazione con RomaEuropa Festival e La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello