Siamo ormai arrivati all’undicesimo appuntamento della stagione sperimentale 2024 del Nuovo Teatro Ateneo, cominciata a fine settembre con le Eraclidi, a cura del gruppo teatrale universitario Theatron, e terminante con The Body in Revolt, con Emio Greco e Pieter C. Scholten, il diciannove dicembre prossimo.
Andrea Cosentino impacchetta uno spettacolo pieno di piccole trovate. Oggetti disseminati sul palco, dispositivi elettronici funzionanti e cambi d’abito danno vita a una drammaturgia solitaria ma frammentata. All’inizio, su uno schermo retrostante, assistiamo al dialogo silenzioso tra un Andrea Cosentino travestito da Andrea Cosentino, e un Andrea Cosentino travestito da Marina Abramović. I due non parlano: l’uno mangia una banana, l’altro indossa improbabili occhiali «comprati dal cinese sotto casa». In seguito, l’attore entra sul palcoscenico, più assente che presente: sta con gli occhi chiusi, e indossa delle grandi cuffie rosse, che lo isolano dall’ambiente e dalla platea, a cui si rivolge direttamente ma con cui non intrattiene nessun rapporto. Anzi, nella raffica di decostruzioni dell’arte contemporanea e del teatro che escono dalla sua bocca – o dallo smartphone che mostra il video della sua bocca –, Cosentino ironizza sulla presenza del pubblico, che ancora si reca a teatro, «a vedere Andrea Cosentino». Un’autoironia graffiante e insolente, che ricorda gli strilli isterici di Antonio Rezza. Tuttavia, seppur anche Andrea Cosentino, nel corso dello spettacolo, si rivolga ripetutamente al pubblico, anche in maniera poco educata, non tocca mai – e forse per fortuna –, gli apici di invadenza del collega: mantiene una certa distanza, e seppur finga di coinvolgere direttamente una malcapitata, in seguito torna sul palco continuando a borbottare.
Il contenuto verbale è incentrato sulle ipocrisie dell’arte contemporanea: l’attore ne critica – o ne cita – l’autoreferenzialità, la mancanza di serietà, la superficialità. Tuttavia, si tratta di una critica che non affonda, ma descrive: lo spettacolo stesso è incentrato sul parallelismo tra la citata Marina Abramović e l’autore. Oltre a descriverne la biografia e le opere, ad un certo punto il riferimento diventa più pregnante: vediamo illuminarsi lo schermo retrostante, il quale mostra un improbabile performer che si aggira per le strade di Roma, abbandonandosi a gesta “artistiche” estremamente banalizzanti. È l’attore stesso che, travestito dall’alter ego, dà sfogo alla sua attrazione per l’arte contemporanea, dando vita ad una parodia che diverte il pubblico. Ogni frammento è introdotto da una didascalia su schermo nero; i video si susseguono fino alla fine, in cui Cosentino entra nelle vesti della performer, e dà vita a un’ultima e definitiva performance che si svolge sotto gli occhi del pubblico: spruzza ketchup su una tela bianca poggiata a terra, parzialmente nudo, con un sottofondo di musica techno. È l’apoteosi di un umorismo che diverte sminuendo, si fa forza sull’autoironia, decostruisce e stimola il pensiero.
Nonostante l’apparenza, come spesso accade negli spettacoli di Cosentino, tra il biasimo e le risa fa breccia una componente seria e più profonda: verso la fine, i toni si acquietano per un istante, e emerge il tema della prematura scomparsa del nonno dell’autore; nonostante anch’esso sia condiviso con ironia – o forse proprio per questo – tocca le corde del pubblico, in tutta la sua inevitabilità.
Not Here Not Now – e non There and Once, che sarebbe invece la descrizione dello spazio teatrale – è uno spettacolo di e con Andrea Cosentino, andato in scena giovedì 21 novembre presso il CREA – Nuovo Teatro Ateneo. Con sottigliezza e misura, porta l’attenzione su alcuni temi della contemporaneità – come la centralità della tecnologia e l’intellettualismo autoreferenziale –, dandone mostra e incarnandoli, in una performance di circa un’ora e mezzo ricca di suggestioni e riferimenti. Fortemente voluta dal prof. Guido Di Palma, essa si inserisce nella stagione sperimentale del Nuovo Teatro Ateneo, volta a ridare vita a uno spazio storico che ha ospitato figure di spicco all’interno della scena teatrale nostrana e internazionale. La stagione di quest’anno è infatti la prima, auspicabilmente, di una lunga serie, che potrebbe contribuire a riportare stabilmente il teatro dentro l’università.
Not Here Not Now
di e con Andrea Cosentino