Mistero Buffo: Matthias Martelli al Teatro Sala Umberto

Al Teatro Sala Umberto di Roma è andato in scena, il 3 febbraio, Mistero Buffo di Dario Fo e Franca Rame. Dalla durata di un’ora e trenta minuti, lo spettacolo vede protagonista Matthias Martelli, che sotto la regia di Eugenio Allegri, dà vita a due “giullarate”, termine che si riferisce alla struttura teatrale utilizzata dai giullari nel Medioevo e rielaborata da Dario Fo.

Tra gli anni ’60 e ’70 del Novecento, Dario Fo – drammaturgo, attore, regista, scrittore, autore, illustratore, pittore, scenografo e comico lombardo –, elaborò il Mistero Buffo. Il giovane Matthias Martelli – è l’attore stesso a raccontarlo –, ne vide alcune trasmissioni in TV, e ne rimase affascinato. Tali costruzioni teatrali valsero all’autore il Premio Nobel per la letteratura nel 1997, con la motivazione – anche qui è l’artista a raccontarcelo – di «dileggiare il potere» e «dare dignità agli oppressi».

L’interpretazione di Matthias Martelli principia con una parte più informale, dove l’attore dialoga con il pubblico accompagnato da cadenzati applausi. Racconta delle vicende del primo cristianesimo – riportando la selezione effettuata dalla Chiesa cattolica per l’organizzazione degli scritti sacri – per introdurre al tema del miracolo di Gesù bambino tratto da un vangelo apocrifo, tema fondante della prima giullarata.
Un Gesù bambino viziato e sempre rincorrente il padre è il centro della prima narrazione, che vede l’attore giostrarsi tra vari dialetti, organizzati secondo la forma del grammelot: l’«imitazione di una lingua esistente con suoni senza senso che la richiamano». Caratterizzata da una tecnica precisa e tagliente, l’interpretazione dell’attore urbinate si fa forza sullo studio e la poliedricità: costretto a interpretare numerosi personaggi in circa altrettanti pseudo dialetti, si giostra tra diversi punti spaziali legati ad altrettante personalità.

Il secondo Mistero Buffo, intitolato “Parpàja topola”, riguarda temi più osceni concernenti violazioni sessuali di sacrestie. L’elemento satirico riguardante la Chiesa cattolica è una costante all’interno del tipo di componimento ideato da Dario Fo: il “Mistero” era difatti la tipica rappresentazione sacra medioevale che metteva in scena situazioni legate alla tradizione religiosa. L’autore ribalta questa concezione aggiungendo l’aggettivo “buffo”, che, come comunica l’attore all’inizio della serata, serve a denotare una dissacrazione non rivolta al nucleo spirituale, quanto alle azioni della casta sacerdotale. L’attore, in questo caso, racconta la storia di un povero ragazzo di cui si beffe la consorte, con sotterfugi buffoneschi che lo mettono in ridicolo.

Mistero Buffo con Matthias Martelli prende vita nel 2016, anno della morte del suo autore, con la regia dell’attore Eugenio Allegri, recentemente scomparso. L’attore ricorda entrambi alla fine dei monologhi, suscitando applausi e commozione. Nato dalla collaborazione tra Dario Fo e la moglie Franca Rame – politica e attrice attiva in vari campi, tra cui quello della contestazione femminista – il Mistero Buffo è una forma teatrale peculiare, che rimescola elementi della commedia dell’arte per dare vita a monologhi coinvolgenti e scarni di scenografie.


Mistero Buffo

di Dario Fo e Franca Rame
con Matthias Martelli

aiuto regia Alessia Donadio
produzione Teatro Stabile di Torino

regia Eugenio Allegri

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