Hotel Dante: un’epopea divina

Sabato cinque aprile, a Roma, è andata in scena al Teatro Italia la penultima giornata di replica dello spettacolo/format Hotel Dante, scritto e diretto da Roberto D’Alessandro. Lo spettacolo è approdato al Teatro Italia dopo aver conquistato il Teatro Quirino nel 2024 e ancora prima il Teatro di Documenti, sempre a Roma.

Quaranta attori, ovvero quaranta anime e un pubblico che deve giudicare. Non si tratta più del teatro canonico, dove lo spettatore è lì ad osservare, ma qui ogni persona in platea viene stimolata e messa in gioco in continuazione.

Agli spettatori, all’ingresso del teatro, viene consegnato un sacchetto contenente delle chiavi e delle istruzioni. Successivamente vengono formati tra il pubblico dei gruppi, i quali vengono guidati in un percorso itinerante all’interno del teatro. Le varie ambientazioni infatti sono dislocate in ambienti diversi del teatro, non tutti sulla stessa scena. Qui, i gruppi incontrano gli attori che interpretano le anime incontrate da Dante nella Divina Commedia, con cui interagiscono e ascoltano le loro storie.

Lo spettatore, al termine di ogni racconto, come un giudice deve decidere dove relegare ogni anima che ha valutato, e quindi inviarla in uno dei tre luoghi danteschi: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Una scelta ardua, sì, ma la bravura di ogni attore e l’intensità del momento assieme agli altri spettatori fanno da guida. Si tratta di una scelta di cuore e di cervello. Gioca anche la grande cooperazione tra gli spettatori, perché ci si aiuta a vicenda e ci si confronta nel viaggio.

Hotel Dante è anche una bella occasione per “riscoprire” la struttura del teatro in ogni suo angolo da quello più ampio a quello più angusto: è molto interessante e anche azzeccata l’idea di trasformare gli spazi del teatro in luoghi che richiamano quelli danteschi della Divina Commedia. Un esempio concreto è l’ambientazione dell’ultimo atto, dove si trova Lucifero in una cantina del teatro: freddo, buio, con scale che richiamano quelle di Hitchcock ne La donna che visse due volte. Si sentono i propri respiri e l’atmosfera si fa da film thriller e cupa. È una bella sensazione.

Intensi gli sguardi di ogni attore-anima: perforanti, parlano più delle parole, si vedono lacrime amare e si sentono risate che urlano e gridano. Gli occhi degli attori scavano quelli di ogni spettatore. Qui la logica Dantesca viene completamente ribaltata, essendo guidati nel rivedere il giudizio alla luce delle cose che contano davvero, come ascoltare le motivazioni dell’anima e rivedere il giudizio. Si tratta di una forte responsabilità. Il tutto assume un retrogusto dolce-amaro, ma viene assaporato ad ogni morso.

In conclusione, Hotel Dante è un esperimento ben riuscito da ogni punto di vista: lo spettatore ne esce trasformato nell’anima e nel cuore, anche nel cervello, viene toccato in più punti. È uno spettacolo “maturo” e non per tutti, in quanto fa allenare la riflessione di ognuno di noi, vengono messe in discussioni più aspetti anche considerati tabù.

La domanda che si fa lo spettatore uscito dalla sala è “Chi siamo davvero? È davvero tutto come ci è sempre stato detto?”. Vere e proprie domande dell’esistenza che girano quasi in un turbine nella testa e nel cuore del pubblico.

1 commento

  1. Hotel Dante offre una geniale rivisitazione dei luoghi e personaggi danteschi che si nascondono dietro intelligenti elucubrazioni.

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